Nel 2012 l’ex agente, posto fisso in polizia e una figlia appena nata, iniziò a guardarsi intorno: «Era mortificante non arrivare a fine mese – ricorda – in Norvegia c’erano incentivi per i giovani, ma anche per mettere al mondo figli». A marzo 2013 parte dunque per il Paese scandinavo, prima da solo, poi dopo pochi mesi raggiunto dalla compagna e dalla piccola Amina: «Quando la ditta mi chiamò per un lavoro stagionale, dissi subito di sì – aggiunge – Per tre mesi abbiamo vissuto nella mia roulotte, poi ci siamo trovati una casa».
L’inizio non è stato facile, soprattutto per via della lingua: poi col passare del tempo la situazione è migliorata e adesso Stefano lavora in un’azienda di ittica. Per un periodo ha fatto anche il camionista nel weekend, ora non più. «In Italia prendevo 1500 euro al mese come assistente capo, qui ne guadagno 3mila – sottolinea – Sicuramente i prezzi non sono gli stessi, i generi alimentari costano di più, ma l’elettricità costa meno e anche l’affitto. Qui pago 700 euro per una villetta, a Roma spendevo 800 per un appartamento in periferia».
Altro pianeta anche sul lavoro e nella burocrazia: «In Italia quando è nata mia figlia e ho preso i giorni che mi spettavano, mi hanno guardato male. Qui invece mi avrebbero guardato male se non li avessi presi». Ovviamente, un ritorno in Italia è fuori discussione: «Il mio secondo figlio non sarebbe mai nato se fossi rimasto a Roma». Come dargli torto?