“Il nostro ruolo di vice presidente dell’assise irnina ci impone una riflessione istituzionale sulle vicende avvenute giovedì 10 gennaio, che hanno interessato la giunta del Comune di Baronissi. Ieri pomeriggio, in aula consiliare, è stato NEGATO ad una nostra concittadina, Maria Chiara Barrella, di poter ricoprire il ruolo di consigliere comunale che le spetta di DIRITTO. Diritto che il popolo di Baronissi ha conferito a tutti noi consiglieri nel 2014, all’alba delle nuove elezioni amministrative – prosegue Pasquile – DIRITTO NEGATO da alcuni miei colleghi consiglieri che non hanno voluto presenziare neanche al primo punto all’ordine del giorno riportato nella convocazione del Consiglio Comunale. DIRITTO di cui alcuni Consiglieri hanno goduto nel corso di questa consiliatura perché in persona hanno usufruito di quella che per loro è stata una possibilità, ma che con questa assenza voluta dai banchi consiliari, per Maria Chiara Barrella ha rappresentato un diniego”.
Calpestati, quindi, la democrazia e il volere del popolo, secondo Pasquile, che insiste: «Non partecipare ad un consiglio comunale per fare opposizione, per mettere in difficoltà l’amministrazione, perché si è in disaccordo sulle scelte politiche-amministrative è possibile e fa parte dei ruoli, previsto dalla Costituzione e quindi dalla DEMOCRAZIA. Non partecipare, non presentarsi, non entrare in Aula Consiliare per bloccare una surroga e quindi l’avvento in consiglio di un altro collega è un comportamento ANTI-DEMOCRATICO, EGOISTICO e STUCCHEVOLE. Noi Consiglieri Comunali siamo stati scelti dal popolo e dobbiamo rendere conto al popolo per quello che facciamo o non facciamo: non crediamo che l’ostruzionismo – strumento garantito e consentito dalla Costituzione – debba essere compiuto in tali occasioni di espressione democratica del popolo».
«Vorremmo conoscere il pensiero dei colleghi che non hanno volontariamente partecipato all’assise di ieri se le parti fossero state invertite – conclude il vice presidente Pasquile – l’unico strumento a disposizione è stato il non far raggiungere il numero legale per non far entrare in quella stessa assise un nuovo collega. A nostro avviso si tratta semplicemente di pochezza di idee, scarso senso democratico ed assenza di argomentazioni. La dialettica, il dibattito, le vedute opposte sono il sale della democrazia e lo avremmo capito se l’argomento in discussione – il primo all’ordine del giorno – fosse stato di tipo politico e/o amministrativo; non è concepibile, invece, NEGARE il DIRITTO di sedersi sugli scranni di qualsiasi assise democratica».