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Il cubano a La Città: «Non avveleno i gatti. È rito purificatorio»

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«Non sono il killer dei gatti. Non sono la persona che cercano». Si difende il cubano accusato di essere il presunto killer dei gatti a Battipaglia.

L’uomo, in una intervista esclusiva a La Città oggi in edicola è finito in manette per l’aggressione ai vigili urbani durante le riprese che stava effettuando Striscia la Notizia con il suo inviato Eduardo Stoppa. L’avvocato del cubano, il legale salernitano Gerardo Cembalo sollecita urgenti analisi sulla poltiglia recuperata dagli agenti per chiarire l’equivoco.

Proprio su quelli che in tanti hanno definito ‘bocconi avvelenati’ il cubano a La Città chiarisce: «Non sono esche velenose, sono commestibili. Puoi ingoiarle (e fa il gesto di portarsi la mano alla bocca). È un rito di noi cubani credenti. È un culto popolare della “Regla de ocha”, la “Santeria”. Lo fai quando hai momenti di scoraggiamento o, al contrario, ti senti troppo caricato. È un rito di purificazione del corpo accompagnato a preghiere a Dio e ai Santi. È una pratica religiosa che facciamo quando sentiamo il bisogno.

Si tratta di una forma di offerta ai santi per la loro intercessione presso Dio. Lasciamo i sacchetti ai lati delle strade per avere positività, serenità. Non si deve sacrificare nessun animale, gatto o cane che sia. Non è giusto ammazzarli e non lo prevede la nostra religione».

Poi sull’aggressione dice: «Ho chiamato io i poliziotti, non volevo aggredirli»

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