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Regolamentazione B&B, le proposte dell’Ordine dei Commercialisti di Salerno

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Un sistema semplificato ed efficace di gestione dell’imposta di soggiorno, adeguamento della legge regionale  17/2001 alle mutate esigenze di mercato, definizione di criteri distintivi tra la gestione imprenditoriale e non imprenditoriale delle strutture extralberghiere: sono alcune delle proposte dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Salerno, presieduto da Salvatore Giordano, in merito all’esigenza di una nuova regolamentazione dei B&B e delle strutture ricettive extralberghiere.

A partire dal tema del recupero della tassa di soggiorno, al centro delle cronache di questi giorni, i commercialisti di Salerno suggeriscono di prendere a esempio quanto fatto in molte città come Genova, La Spezia, Torino, Firenze, Milano, Napoli e Palermo dove sono stati perfezionati accordi con le piattaforme di prenotazioni online (come AIRBNB) a beneficio di un home sharing semplificato e responsabile.

Al fine di contrastare fenomeni evasivi, perseguendo l’obiettivo primario di garantire l’equità fiscale e di salvaguardare la par condicio tra tutti gli operatori economici attivi nel settore turistico ricettivo, appare opportuno sperimentare un sistema semplificato ed efficace di gestione dell’imposta di soggiorno, con il duplice obiettivo di favorire un sistema di sviluppo turistico sostenibile, meno burocratico e più semplice, garantendo nel contempo l’emersione di eventuali forme di evasione nel settore. Le convenzioni esaminate prevedono, per i soggetti che utilizzano la suddetta piattaforma, che gli obblighi relativi alla riscossione ed al riversamento dell’imposta di soggiorno agli Enti comunali sono assolti da Airbnb.

Da un’attenta analisi del mercato ricettivo operata dall’ODCEC di Salerno attraverso la Commissione Arte, Cultura, Turismo e Attrattività territoriale dell’ODCEC di cui è Presidente Antonio De Vito, mentre il Componente del Consiglio delegato alla Commissione è Gianvito Morretta, sono emerse anche altre proposte che i commercialisti suggeriscono di adottare per superare alcune criticità e consentire una gestione più efficiente delle strutture ricettive extralberghiere.

Tra queste, la modifica della Legge Regionale n. 17 del 2001 che disciplina diverse forme di ricettività extralberghiera: uno strumento che, nonostante sia in vigore da oltre 15 anni, risulta essere ben strutturato ma, in virtù delle innovazioni intervenute nel tempo nel settore turistico in costante evoluzione, necessita di un adeguamento alle mutate esigenze di mercato.

Ad integrare il preesistente dettato normativo, in particolare per le case ed appartamenti per vacanze, disciplinati all’art. 3 della Legge Regionale, occorre secondo i commercialisti definire in maniera chiara ed inequivocabile i criteri distintivi tra la gestione in forma imprenditoriale e non imprenditoriale. Anche al fine di rendere più chiaro il regime fiscale da adottare sarebbe opportuno definire criteri basati su dati oggettivi, come ad esempio il numero di pernottamenti o il volume di ricavi realizzati. Inoltre, per valorizzare anche il patrimonio enogastronomico locale, andrebbe introdotto l’obbligo, laddove tali esercizi prevedano la somministrazione di alimenti e bevande, di somministrare prevalentemente prodotti locali e prodotti tipici del territorio.

Sul versante del sostegno a questo tipo di imprenditorialità, l’ODCEC suggerisce di abolire la prescrizione dettata al comma 1 della Legge Regionale in riferimento al pernottamento minimo di n. 3 giorni. Questa prescrizione rappresenta un forte limite allo sviluppo delle attività di case per vacanze, che, soprattutto nei periodi di bassa stagione, potrebbero sostenersi grazie alle locazioni nei fine settimana, della durata di n. 1 o 2 giorni.

Un’ulteriore opportunità, infine, viene individuata nella modifica del regolamento della struttura ricettiva dell'”Albergo diffuso” disciplinata dal Regolamento regionale n. 4 del 13 maggio 2013, in attuazione dell’articolo 8 bis della legge regionale 17/2001.

In particolare, si suggerisce di innalzare alcuni criteri previsti come condizioni sine qua non quale il numero d popolazione censita fino a 15.000 abitanti (attualmente è fissata a 5.000) e fino a 30.000 abitanti (contro i 10mila previsti) se i centri storici hanno i caratteri identificativi di particolare pregio, oppure a fronte di un aumento degli arrivi turistici rilevabile dai dati degli Enti Provinciali per il Turismo (EPT) dell’ultimo triennio.

Con tali modifiche si amplia la platea degli Enti comunali che potrebbero utilizzare la formula dell’albergo diffuso al fine di evitare lo svuotamento dei centri storici e garantirne allo stesso tempo lo sviluppo e la vitalità.

 

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