“Ma non potete salire”, ci diceva. “Rischiate di cadere e farvi male. Dovete prima crescere tanto”.
In verità eravamo piccoli, davvero. Anche se ci sentivamo già grandi.
Grazie al nonno, imparammo che ogni evento della vita ha i suoi periodi e le sue regole e che i tempi della nostra crescita, fisica e psicologica, impongono pazienza ed equilibrio.
Vale per ciascuno di noi. Ma vale anche per i fatti dell’intera Comunità.
In data 13/12/2018, la Giunta Comunale ha adottato la variante di revisione decennale del PUC (Piano Urbanistico Comunale) avviando la procedura che, decorso il termine di 60 giorni dal 31 dicembre per la presentazione di osservazioni e contestazioni, porterà alla finale approvazione del documento.
Come è noto, il PUC indica le linee-guida della Città verso il futuro e, in forza di preliminari indagini demografiche ed economiche, definisce il fabbisogno di edilizia residenziale e sociale, individua le aree di espansione, quantifica le volumetrie turistiche e/o sportive, delimita le zone a destinazione produttiva, disegna gli assetti viari, verifica le qualità ambientali.
Pur nella veste di cittadini inesperti, abbiamo ritenuto doveroso soffermarci sul documento anche per valutare il suo possibile contributo ai fini del superamento delle attuali, indubbie, criticità economiche, morali e sociali.
Inizialmente, nella relazione di accompagnamento, si riconosce che la previsione di incremento dei residenti ad almeno 180.000 unità, formulata nel PUC 2005 (deliberato nel 2007), non ha trovato conferma e che, anzi, la Città ha registrato un andamento demografico decrescente rispetto allo stesso valore iniziale di 149.000 abitanti dichiarato nel 2005. Valore, peraltro, mai rilevato ufficialmente.
In effetti, il primo dato certo sulla popolazione risale al censimento Istat del 09/10/2011 che “conteggiò” la presenza di 132.608 residenti, divenuti 132.741 alla fine dell’anno, e denunciò una deficienza numerica tra “dichiarati nei libri” e “effettivi” pari a ben 6.278 unità (fonte Istat).
Dopo andamenti altalenanti, il dato al 31/12/2017 è di 133.970 residenti e, quindi, con una differenza – NEGATIVA – non solo rispetto all’obiettivo dei 180.000 (-47.000) ma anche ai 149.000 di partenza (-15.000).
La relazione, però, non si attiene al valore ufficiale e stima gli abitanti attuali in “circa 141.300” per la ipotizzata presenza di almeno 7.000 soggetti “viventi ma non residenti”.
Ci permettiamo far notare che 7.000 unità corrispondono ad almeno 2.330 famiglie di tre persone, o 1.750 di quattro, e che ci è difficile pensare che esse possano “esistere” in Città senza registrazione.
Tutto ciò premesso, ricordiamo che, in funzione dell’obiettivo di crescita a 180.000 abitanti, prospettato nel 2005, si ritenne a quel tempo di quantificare l’esigenza di spazi residenziali in complessivi 1.143.115 mq. di “Superficie Lorda di Solaio” (SLS), di cui 375.000 mq. per il miglioramento dell’esistente e 768.115 mq. per la nuova domanda. La destinazione residenziale libera era indicata in 679.932 mq. e quella pubblica in 463.183 mq.. A parte furono indicate le esigenze del terziario/servizi di cui qui non è utile discutere.
Oggi, pur prendendo atto della decrescita, nella relazione viene espressamente dichiarata la volontà di confermare l’obiettivo di 1.143.115 mq. di SLS grazie al “recupero”, nel residenziale “libero” (destinazioni d’uso, piano casa, etc.), della quota di 154.681 mq. già destinata a comparti edilizi e non impegnata o non più attivabile.
In sostanza, pur tra restringimenti, eliminazioni e trasferimenti, non ci sembra di aver trovato conferma di quanto asserito da molti tecnici circa la riduzione del carico residenziale che, fatti appena due calcoli, avrebbe dovuto evidenziare un taglio molto significativo.
Se, infatti, la previsione dell’aumento dei residenti da 149.000 a 180.000 (2005) spinse a immaginare un incremento edilizio per 1.143.115 mq, di SLS (corrispondente, con i parametri comunali, a 12.082 appartamenti da mq. 94,61), la intervenuta decrescita da 149.000 a 133.970 (2018) rende “sovrabbondanti” almeno 554.000 mq, di SLS sul costruito esistente a fine 2005 (!).
Cioè, non essendo, la matematica, una opinione, ci sono in Città ben 5.857 appartamenti in eccesso sulla dotazione 2005, oltre a tutti quelli costruiti dal 2005 fino ad oggi.
In forza di questi numeri, facendo salva la buona fede e con riserva di ogni possibile errore, noi pensiamo che la conferma del carico edilizio sia una decisione con un impatto “mortale” sul valore del patrimonio immobiliare, forse più del danno causato dalla crisi, per la possibile, ulteriore, “caduta” dei prezzi che distruggerebbe economicamente soprattutto le famiglie che hanno acquistato con mutuo e che si ritroverebbero a rimborsare il prestito per un importo superiore al reale.
Le statistiche parlano oggi di una ripresa del numero degli atti (soprattutto prime case), non dei valori. E, anzi, recentissime rilevazioni volgono nuovamente al ribasso (-1,47%, fonte Oss. Imm.).
Escluse le zone del centro, ovviamente. Ma noi parliamo solo del mercato destinato a chi non può.
Per non dire, poi, delle conseguenze sull’equilibrio tra domanda e offerta.
L’Osservatorio Immobiliare rileva la presenza di oltre 2.800 appartamenti in vendita presso le Agenzie, ai quali si aggiungono quelli ad offerta diretta per un totale prossimo alle 5.000 unità.
Si stima, poi, che una quota preponderante del nuovo resti invenduta (50/60%).
Se, però, questi numeri fossero ritenuti errati, altri sono drammaticamente veri. Sono i dati Istat 2017.
La Città è in “decrescita naturale” fin dal 2001. Il massimo valore negativo tra nascite e decessi si è registrato proprio nel 2017 con –858 unità. In sostanza, trattandosi di un trend in evoluzione, la nostra Città “perde” circa 1.000 abitanti ogni anno solo per motivi anagrafici. Perché abbiamo 6,5 nuovi nati ogni 12,9 deceduti.
Nel 2017, sono divenuti negativi anche il saldo migratorio totale (-22 unità) e quello interno (-220) mentre risulta positivo quello della migrazione da estero (+67).
Ancora: ci sono in Città 205 anziani (65 anni e oltre) ogni 100 giovani, ci sono 56 abitanti inattivi su 100 che lavorano, per ogni 100 in età di avvio al lavoro (15-19 anni) ce ne sono 146 prossimi alla pensione (64-65 anni).
In sintesi, i dati Istat fotografano una Città che si “restringe”, che perde i suoi giovani, che non esercita forza attrattiva e che ha il 56% degli abitanti a carico della collettività.
A chi sarà destinato il nuovo carico edilizio? Chi potrà permettersi di pagare i prezzi del nuovo?
“Si deve prima crescere tanto, per cogliere i frutti sull’albero”, ci diceva il nonno.
E questa Città, purtroppo, non cresce. E sembra destinata ad essere sempre più vecchia.
Forse, più che di case per abitare, avrebbe bisogno di “case di riposo”.
Se l’urbanistica è il disegno della Città a misura delle necessità di tutti i cittadini, noi riteniamo che in questa fase, con questi numeri, essa debba perseguire prioritariamente l’obiettivo di assicurare, a tutti, il godimento dei beni comuni, territorio, ambiente, mare, prati, fiumi, sole, cielo, luna, stelle, perché sia consentito a tutti di beneficiare di un giusto livello di qualità della vita.
E debba garantire, in ogni caso, la difesa dei sacrifici dei più deboli ed indifesi.
Questa Città ha bisogno di amore.
e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com
pagina fb: Associazione io Salerno
Gli abitanti a Salerno nel 2005 non erano 135.818? Forse erano 149.000 durante la prima parte degli anni Novanta…
I vostri timori sono infondati. Vedrete che dopo il ripascimento di tutto il litorale Salerno si trasformerà nella nuova Nizza. L’economia si riprenderà grazie al turismo balneare, i giovani torneranno in massa così come quelli che hanno dovuto trasferirsi in provincia perché non potevano permettersi di vivere nella straordinaria città europea con i loro stipendi da fame. Le case non basteranno neanche a soddisfare la richiesta che ci sarà. Basta votare bene alle prossime regionali.
In pratica si continua a sovrastimare le proiezioni demografiche, anche se meno rispetto al passato, per continuare a consentire la cementificazione residenziale privata. Riesco a capire la convenienza del comune, che da decenni svende per fare cassa oltre che per assicurare il pattuito tornaconto alle lobby edilizie che da sempre reggono questa città e sostengono la politica locale. Quello che non riesco a capire è l’interesse da parte dei costruttori nel realizzare migliaia di vani che rimarranno invenduti o rischiano di essere acquisiti al patrimonio delle banche, che proprio per questo hanno interesse a tenerne alto il valore. Sarò ingenuo, ma quando di costruisce con questa intensità in assenza di reali richieste di mercato, di solito lo si fa per pulire il denaro.