Si tratta di una seconda vittoria per Daria Pietrocarlo e Alessandra Pillinini, legali che già nell’ottobre scorso avevano assistito con successo i genitori di un bambino di 5 anni affetto da disturbo generalizzato dello spettro autistico.
“In questo secondo caso parliamo di un bimbo nato nel 2015, di 3 anni e mezzo – raccontano i legali all’AdnKronos Salute – Normalmente in Italia per avere una diagnosi le famiglie attendono a lungo, in questo caso invece la terapia sarà assicurata fin dalla tenera età: il giudice Mariaelena Falato ha rimandato a una struttura pubblica per determinare la durata della terapia Aba, prevedendo solo due requisiti: la diagnosi di autismo da parte della Asl e la prescrizione della terapia Aba da parte dell’azienda sanitaria o di una struttura pubblica”.
L’acronimo sta per Applied Behaviour Analysis, cioè analisi del comportamento applicata: si tratta di una metodica di tipo cognitivo comportamentale. La Asl Roma 2 “non ha strutture autorizzate ad erogare questo servizio, né personale certificato. Così i genitori sono stati costretti a rivolgersi a centri privati, spendendo finora circa 8.881 euro.
Ora il Tribunale ha stabilito il diritto del bimbo a ricevere le terapie Aba da strutture pubbliche, accreditate o private in assenza delle precedenti, con una frequenza – continuano i legali – che sarà stabilita dagli specialisti della struttura pubblica che ha in carico il bambino, cioè il Policlinico Umberto I”. Non è stata accolta, invece, la richiesta di rimborso delle spese già sostenute.
“C’è comunque grande soddisfazione per un pronunciamento che ridà speranza a tante famiglie – concludono Pietrocarlo e Pillinini – E una buona notizia arriva anche dal regolamento adottato dalla Regione Lazio che riconosce alle famiglie un contributo per le terapie Aba. Certo, la somma è limitata a 5 mila euro l’anno e i requisiti sono fin troppo stringenti. Ma si tratta comunque di un altro passo avanti per queste famiglie”.
Fonte www.affaritaliani.it