Dopo mesi di confronto è arrivato l’accordo tra le due fazioni di governo per innestare la retromarcia rispetto alle liberalizzazioni di Mario Monti: basta esercizi sempre aperti, senza distinzioni di domeniche e festivi, con la grande distribuzione a fare la parte del leone e i piccoli negozi a reggere a stento la concorrenza.
La maggioranza gialloverde punta a “rimediare al danno” concedendo di base aperture per la metà delle domeniche, 26 su 52, e deroghe per altri giorni di serrande alzate nelle festività nazionali, 4 su 12 (laiche e religiose).
In tutto quindi si arriva fino a 30 aperture “extra”. Quali saranno le date delle aperture “standard” lo sceglieranno le Regioni, sentendo le associazioni di categoria e i sindacati: allo stesso modo, Regione per Regione, si decideranno le festività in cui gli esercizi potranno lavorare.
Il testo base sulle aperture domenicali dei negozi, depositato in commissione Attività produttive dal relatore Andrea Dara (Lega), arriva quindi a una mediazione tra le posizioni di partenza dei due alleati. Il partito di Di Maio puntava a tenere aperto il 25% degli esercizi commerciali e quello di Salvini proponeva un tetto di otto aperture. Ora il provvedimento dovrà essere esaminato in commissione, a partire dalla prossima settimana, e in Aula, per poi passare anche al Senato.
La sintesi finale prevede anche attenzione particolare anche alle zone turistiche, prevedendo che si possano concentrare le aperture in alta stagione. Al mare le 26 domeniche saranno quindi concentrate nei mesi estivi, da aprile a settembre, mentre in montagna si divideranno tra la stagione sciistica (dicembre-marzo) e quella del trekking e delle passeggiate (luglio e agosto).
I centri storici, a partire da quelli delle grandi città, sono esenti da questi vincoli e le attività commerciali potranno rimanere aperte tutte le domeniche, eccezione fatta per le festività. Lo stesso vale per i negozi di vicinato fuori dal centro storico. Nei comuni fino a 10.000 abitanti saranno aperti i negozi fino a 150 metri quadri.
Nei comuni con più di 10.000 abitanti saranno aperti i negozi fino a 250 metri quadri. Come in precedenza, saranno sempre aperte le rivendite di generi di monopolio, quelli in alberghi, campeggi e villaggi. Sempre aperti anche quelli lungo le autostrade, in stazioni, porti e aeroporti.
Apertura libera anche per giornalai, gastronomie e rosticcerie, pasticcerie e gelaterie, fiorai, librerie, negozi di mobili, di dischi, antiquari, e chi vende ricordini e artigianato locale. Sempre aperti anche i cinema, e i negozi di parchi divertimento, stadi e centri sportivi. Previste multe salate per chi non rispetterà i nuovi obblighi: da 10mila a 60mila euro che raddoppiano in caso di recidiva. I proventi serviranno a combattere gli abusivi e contribuiranno al decoro urbano.
Fonte TgCom
Invece di andare avanti torniamo indietro.
Propongo allora chiusura domenicale anche degli ospedali
Amazon e co. non chiudono mai! Meglio far girare possibili clienti nei centri commerciali che farli stare a casa a spulciare siti di e-commerce…
Questi 5S ci vogliono portare indietro nel tempo invece di metterci in pari con l’Europa.
Ah ah ah, cosi’ in capa a voi la gente invece di andare nei centri commerciali o comprare online verra’ nei vostri negozietti sporchi e pieni di roba pezzotta.
A chi darete la colpa quando tra un anno sarete ancora alla fame? Alla Brexit? Al Venezuela?
Invece di proporre questi cambiamenti che non vi chiedono nè i consumatori nè i dipendenti dei negozi, perchè non incentivate i controlli dell’INPS in tutti i tipi di attività , dal bar alle aziende, ma che controllino anche le buste paga ed i turni, non solo se scontrini e fatture sono in regola: non fate come con le olimpiadi che c’avete tolto perchè in ITALIA si ruba, se davvero siete il cambiamento dovete far diminuire imbrogli e ruberie varie, non aggiungere nuovi paletti e regole da osservare!