Secondo quanto riportato dal sito de IlVescovado.it, sono stati recisi i rami secchi e modellato il cappello, l’albero di circa ottant’anni dalla tipica pendenza (che non desterebbe preoccupazioni) è stato non poco alleggerito. Ciò al fine di consentire al vento di penetrarvi all’interno senza rischi per la sua staticità.
I rami del pino, a differenza delle altre specie, hanno una crescita in lunghezza indefinita e non hanno la capacità di rinnovo della massa foto sintetizzante. L’attento intervento di potatura, curato dal giardiniere professionista Gaetano Amato (giardiniere ravellese di quarta generazione) e con l’intervento del climber Giovanni Manzo, ha visto l’eliminazione di quei rami staccatisi dal profilo compatto della chioma (una vera e propria protezione dai fulmini), eliminando solo parte del secco interno, aiutando quella esterna a rimanere compatta, senza comprometterne la struttura.
L’operazione manutentiva chirurgica (si potrebbe dire) ha anche visto il fissaggio di due rami a rischio distacco, mediante una fune biologica di sicurezza, realizzata in resina naturale. Un lavoro molto accurato necessario ai fini della sicurezza del monumento nazionale ma anche dei numerosi pedoni che attraversano la sottostante via pubblica, su iniziativa dell’avvocato Filippo Perriccioli, proprietario e custode di un vero e proprio monumento della natura, che con eleganza e slancio abbraccia l’intera Costiera Amalfitana, l’immagine di Ravello nel mondo.
Fonte IlVescovado.it