I giudici non hanno creduto alla versione del giovane accusato dell’omicidio del suocero, Eugenio Tura De Marco avvenuto la sera del 19 febbraio 2016 nel rione Fornelle a Salerno
La confessione resa da Luca Gentile nel corso del processo di Appello a carico del giovane reo confesso – scrive Le Cronache oggi in edicola – non ha convinto i giudici che nelle motivazioni della sentenza scrivono che: “La precisazione resa in Appello – che sarebbe stata addirittura Daniela Tura a far sparire il coltello nel tentativo di favorirlo perchè ivi si trovavano le tracce delle sue impronte- è del tutto tardiva e non credibile anche perchè non dà alcuna contezza della ragione in omaggio alla quale nelle cinque versioni precedenti aveva sempre sostenuto di avere portato con se il coltello…”.
Il giovane per la prima volta aveva puntato il dito contro la fidanzata. Quest’ultimo fu ucciso con un colpo di fendente al fianco inflitto da Luca Gentile. I giudici del secondo grado hanno anche ritenuto infondata l’attenuante della provocazione: “In primo luogo perchè pur volendo sottolineare la gelosia, essa era stata in qualche modo indotta da un contesto di relazione pregressa al quale non era rimasto estraneo l’imputato.
Ad ogni buon conto, resta decisivo il rilievo che mancherebbe anche in tal caso, qualsiasi adeguatezza nella risposta, perchè il Tura avrebbe potuto essere allontanato dai due ragazzi. Oltretutto Daniela nemmeno viveva con il padre, da tempo separato. Invece l’imputato ha pensato di regolare la vicenda andando a casa della vittima armato di un coltello…
Il Gentile nell’armarsi e nel dirigersi verso la casa del Tura aveva egli stesso imbastito un’azione delittuosa niente affatto lecita neppure in tale fase iniziale”.