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Lotito a Il Mattino: «Non è vero che non vogliamo andare in serie A»

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«Non è un appello, ma un invito a riflettere sulla necessità che vi sia compattezza in questo ambiente se davvero si vogliono raggiungere degli obiettivi». Lotito interrompe il lungo silenzio sulla Salernitana in intervista a cuore aperto con Il Mattino, oggi in edicola, facendo chiarezza sul alcuni punti: «Il risultato si raggiunge se c’è compattezza, non se emerge discrasia. Contestazioni a priori tolgono serenità a staff tecnico e squadra. Questi condizionamenti creano problemi, Colantuono e Vitale sono gli ultimi esempi. Sa quanti hanno deciso di andare via, o di non venire, per le pressioni della piazza? L’ultimo è stato Vitale, che si era stancato di essere continuamente beccato».

In risposta a chi dice che la proprietà non vuol raggiungere la Serie A Lotito risponde:  «Se avessi intenzione di lasciare la Salernitana dovrei aspettare la promozione in A per cederla al migliore pezzo. Avrei tutto l’interesse, dunque. Sia chiaro che il prezzo lo stabilisce chi cede e non chi acquista.

Nel caso della Salernitana, peraltro, non c’è nulla. Mi arrivano voci su cordate e su ipotetiche offerte per pochi milioni… Di concreto, zero. E poi: sa quanti milioni abbiamo messo io e mio cognato in questo club? Venti. E alla fine di ogni stagione ne tiriamo fuori quattro o cinque per arrivare in pareggio. Le aspirazioni sono legittime, però bisogna confrontarsi con la realtà: chi è alto un metro e cinquanta non può pensare di diventare di un metro e ottanta.

E occorre anche fare i conti con la storia di questo club, con i risultati che ha ottenuto. Noi siamo partiti dalla D, abbiamo vinto tre campionati, la Supercoppa e la Coppa Italia di Lega Pro, mai vinti prima nella storia della società. Tutti vorremmo conquistare la Champions, però…».

Il giornalista ricorda a Lotito che i tifosi chiedono di poter arrivare in A e lottare per questo obiettivo. Il patron risponde:  «E come? Disertando lo stadio?  Quando sono arrivato a Salerno, mi dicevano: preside’, vada in B e verremmo in 25mila allo stadio Arechi. Dove sono? Io non li ho visti? Ma di più mi preoccupa un certo clima che c’è intorno alla squadra. Penso a costruire, a rendere sempre più solide le fondamenta di questa società affinché il progetto possa essere solido nel tempo. A che servirebbe fare per un anno la cicala correndo il rischio di un fallimento? Vi fossero un’offerta reale e un progetto economico convincente, sarei disponibile a fare un passo indietro per il bene collettivo».

Fonte Il Mattino in edicola sabato 16 febbraio

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