Come “Potere al popolo – Valle dell’Irno” e “Potere al Popolo – Salerno”, consapevoli degli accadimenti e in stretto contatto con la comunità migrante della valle dell’Irno, esprimiamo la massima solidarietà nei confronti del nostro fratello ivoriano e chiediamo che vengano effettuati al più presto i controlli necessari per verificare ciò che realmente è accaduto. “Riteniamo fondamentale che alla solidarietà e alla vicinanza formale dimostrata dalle istituzioni (in particolar modo i sindaci di Pellezzano e Mercato San Severino) – dice Davide Trezza del coordinamento nazionale di Potere al Popolo – seguano atti concreti che contrastino realmente la deriva razzista all’interno delle istituzioni. Le istituzioni, sulla scia di quanto fatto dai comuni di Napoli e Palermo, possono procedere con l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo, disobbedendo ad una legge ingiusta e fortemente razzista qual è la legge sulla sicurezza”.
In questi mesi abbiamo provato a dare delle risposte concrete alla questione integrazione, organizzando momenti aggregativi per lavorare sulla partecipazione attiva dei migranti alla vita del nostro territorio. Abbiamo dialogato con le comunità migranti e proposto più volte alle istituzioni tramite il gruppo “San Severino accoglie” di far aderire il comune di Mercato San Severino alla rete Sprar. Abbiamo assistito al totale silenzio delle istituzioni che non hanno voluto dare una risposta concreta, ma si sono limitate alle frasi di circostanza. Per questo motivo chiediamo, con forza, che i sindaci della valle dell’Irno aderiscano alle richieste portate in prefettura a Salerno dal coordinamento “Salerno contro la legge (in)sicurezza” e si oppongano concretamente e sul piano istituzionale, alle richieste e ai bisogni dei richiedenti asilo. Nel nostro territorio sono presenti progetti Sprar, centri d’accoglienza straordinari e case famiglia per minori. Stiamo parlando di decine e decine di migranti non integrati realmente all’interno del tessuto sociale della valle dell’Irno, isolati rispetto al centro cittadino, costretti a lavorare per aziende locali a nero, sottopagati o sfruttati, senza riferimenti e con una serie di problematiche rispetto alla risoluzione di problemi burocratici e legali.