LA NOTA
«È opinione ormai comune e dato acquisito da sempre più amministrazioni che gli alberi nei contesti urbani rappresentino una risorsa irrinunciabile. Essi di fatto, ben lungi dall’essere un semplice abbellimento, provvedono alla mitigazione delle condizioni microclimatiche (che vuol dire minor freddo d’inverno e minore caldo d’estate ad esempio), all’attenuamento dei suoni e fungono da filtri dell’aria».
«Questo dato oggi tuttavia necessita di un’ulteriore riflessione poiché ci troviamo a fronteggiare problematiche senza precedenti. Nell’ambiente urbano, infatti, le piante sono messe ormai sempre più a dura prova: inquinamento e qualità del suolo scarsa, esigua disponibilità di acqua e ormai condizioni climatiche sempre più imprevedibili e devastanti fanno si che il patrimonio arboreo cittadino versi in condizioni vegetative e fitosanitarie sempre peggiori».
«Ad aggravare ulteriormente il quadro vi è l’ingresso di agenti patogeni che hanno in alcuni casi comportato la decimazione di specie ornamentali alloctone di largo impiego (uno dei casi emblematici è rappresentato dal punteruolo rosso “Rhynchophorus ferrugineus” delle palme) e di agenti patogeni di provenienza tropicale o sub – tropicale che stanno determinando la morte di specie autoctone, come i lecci dell’Italia meridionale, devastati dal buprestide Coroebus bifasciatus.
«Quest’ultimo è stato rinvenuto anche nella nostra città, in particolar modo sulla fascia del lungomare Trieste e sul corso Vittorio Emanuele II, dove ha già provocato la perdita di numerosi esemplari anche a seguito di reimpianti. La situazione descritta, com’è facile intendere, restituisce un quadro preoccupante in cui la funzione “ecologica” dei nostri alberi è davvero compromessa».
«Riteniamo non prorogabile per la nostra città la definizione di un nuovo piano di messe a dimora che tenga in considerazione diversi fattori, soprattutto quelli riconducibili agli scenari ambientali mutati a causa dei cambiamenti climatici; occorre scegliere specie arboree maggiormente adattive e che costruiscano una maggiore diversità, ovvero un aumento della complessità ecosistemica».
«In particolare l’auspicio è che l’imminente avvio dei lavori di riqualificazione del corso Vittorio Emanuele II possa prevedere queste accortezze per creare un ambiente urbano più resiliente: l’obiettivo deve essere quello di creare uno spazio urbano di qualità, che favorisca la socialità e contribuisca a migliorare le condizioni climatiche e di salute di Salerno.
«Secondo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, i cambiamenti climatici potrebbero provocare da qui alla metà del secolo la morte ogni anno di 256.000 persone. C’è tanto da fare ma gli alberi giocheranno un ruolo fondamentale per aiutarci: grazie alla loro capacità di ridurre dal 20 al 50% la concentrazione di particelle fini e offrire una diminuzione di temperatura tra 0,5 e 2 gradi centigradi, contribuiranno all’abbassamento dei livelli di inquinamento e a combattere le isole di calore che attanagliano le nostre città».
«Si consiglia, pertanto, la messa a dimora di piante spoglianti (maggiore resistenza all’inquinamento per il cambio stagionale della parte aerea e effetti di regolazione solare sugli edifici circostanti in inverno ed estate) quali, ad esempio: Pyrus calleryana, Acer cappadocicum, Acer x freemanii, Cercis siliquastrum e Malus trilobata. Specie indicate dal Trees&Design Action Group per aree pavimentate, senza controindicazioni particolari (assenza di pollini) e resistenza a condizioni di stress elevate, nonché esteticamente gradevoli».
«Infine, si rappresenta che, a prescindere delle specie che si vorranno adottare, è necessario che il materiale vivaistico da impiegare rispetti gli standard di qualità indicati nelle linee guida della Società Italiana di Arboricoltura onlus».