L’iniziativa promossa da Italia Nostra, Figli delle chiancarelle, Forum Cultura Salerno all’Archivio di Stato, affronterà giovedì 28 febbraio i temi complessi che riguardano due pilastri dell’economia salernitana, aree nevralgiche che presentano non pochi aspetti di discussione: dalla trasformazione del porto all’inquinamento delle acque, all’erosione costiera.
Ne parleranno, con l’introduzione di Federico Marra, i professori Vincenzo Naddeo docente di Ingegneria Civile dell’Università d Salerno, Enzo Pranzini, professore di Dinamica e Difesa dei Litorali presso l’Università di Firenze, i geologi Alessio Valente e Alberto Alfinito, Giancarlo Chiavazzo, del Direttivo Regionale di Legambiente Campania e Dario Giorgio Pezzini, collaboratore del Gruppo Nazionale di Ricerca sull’Ambiente costiero e Alfonso Amoroso in rappresentanza dei balneatori.
La centralità di queste due importanti risorse ha generato negli anni dibattiti e confronti anche aspri su come conciliare economia, ambiente e vivibilità della città e del territorio. Come la trasformazione e delocalizzazione del Porto Commerciale che per molti rappresenta una presenza ingombrante ed inquinante collocata tra il centro urbano e la costiera, patrimonio dell’UNESCO.
Da decenni si parla di una delocalizzazione del porto commerciale convertendo l’attuale porto ad uso turistico e utilizzando gli spazi portuali per servizi e cantieri per diporto; una opzione al momento del tutto accantonata mentre il mantenimento dell’attuale porto commerciale apre la controversa questione dei collegamenti, del traffico concentrato sul viadotto Gatto e dei lavori del Porta Ovest e anche questo aspetto vede contrapposti gli ambientalisti ed altri settori a fronte di lavori più volte interrotti e dal notevole impatto sull’ambiente.
Non mancano i problemi di dragaggio perché la piena funzionalità del porto è garantita solo da una adeguata profondità dei fondali e anche questa attività vede contrapposte due posizioni tra chi la ritiene dannosa e chi invece la considera un’opportunità per utilizzare la sabbia estratta per il ripascimento delle spiagge della costa salernitana.
Il discorso sul Mare, principale risorsa ambientale del nostro territorio, non può escludere la grande questione dell’inquinamento delle acque, la cui qualità è costantemente definita inquinata dal report di Goletta Verde di Legambiente.
A definire pessima la qualità delle acque è anche la relazione ambientale del Grande Progetto di Risanamento dei Corpi Idrici della Provincia di Salerno che ha l’ambizione di eliminare le fonti di inquinamento attraverso il potenziamento dei depuratori, largamente insufficienti, e della rete fognaria dei comuni della provincia.
Il progetto ammonta a circa 90ML di euro, è diviso in 8 comparti e coinvolge 45 comuni della provincia. Pur essendo stati aggiudicati i diversi bandi nel 2017, al momento il progetto è stato realizzato solo in piccola parte e non si conoscono i tempi per il suo completamento.
Non mancano infine le questioni relative all’erosione costiera, alla sicurezza delle spiagge, alla balneazione: sono decenni che si assiste all’arretramento della linea di costa salernitana e il dibattito sulle possibili soluzioni si è animato con un ulteriore intervento: il Grande Progetto per la Difesa e Ripascimento del Litorale di Salerno predisposto dalla Provincia che interessa il tratto di costa da Pontecagnano a Capaccio che presenta molti limiti e rischi ambientali. Molti i temi sul tavolo il 28 febbraio, un ricco dossier di argomenti che riguardano l’economia, il turismo, l’ambiente e in generale il futuro della nostra provincia.
Salerno cosa ci resta?
Italia Nostra Figli delle chiancarelle Forum Cultura Salerno Archivio di Stato di Salerno Archivio di Stato di Salerno, Sala Bilotti, piazza Abate Conforti 7 Salerno
Trovo giusto che si consideri accantonata l’idea di delocalizzare il porto. Operazione costosissima, che trasferirebbe in altro sito un impatto ambientale di notevole entità e perciò stesso fonte di perplessità e di sicura opposizione da parte dei soggetti interessati.
Il porto commerciale doveva esse sviluppato e potenziato tantissimi anni fa cambiandone la localizzazione. Non fu fatto e le conseguenze si sono manifestate negli anni a venire.
Con l’incremento dei traffici è apparsa in tutta evidenza la carenza di idonei spazi e collegamenti retroportuali. Nè il viadotto Gatto, nè la futura Porta Ovest saranno risolutivi.
Aver trascurato la realizzazione di collegamenti ferroviari, come proposto in passato, rappresenta un vulnus che tiene isolato lo scalo rispetto alle moderne tendenze all’impiego multimodale dei trasporti e lo differenzia in negativo dagli altri porti, anche di pari potenzialità, che da tempo vanno attrezzandosi per far fronte alle nuove esigenze e alla crescente concorrenzialità.
Utilizzare la sabbia prelevata dal dragaggio del porto per il ripascimento? Ma quale mente geniale potrebbe partorire una soluzione di questo tipo? La sabbia del fondale del porto non può essere scaricata neanche al largo, come si può pensare di usarla per il ripascimento? La soluzione è una ed è sempre la stessa: se si vuol salvare quello che in questa città semidistrutta è ancora salvabile, occorre delocalizzare il porto al più presto, senza continuare a sprecare centinaia di milioni di euro, come si è fatto per quarant’anni, per tenere a galla il più aggressivo dei cancri di Salerno!
Non concepisco l’indistenza del cittadino salernitano nel propugnare la delocalizzazione del porto. Sa indicare dove lo farebbe? Sa dire quali tempi e costi richiederebbe? Sa dire quali territori extra urbani e i rispettivi abitanti e amministratori accetterebbero di buon grado di ospitare un porto commerciale di pari a maggiore grandezza? E l’impatto ambientale su aree presumibilmente pensate di adibire ad altri usi sarebbe facilmente classificabile come non particolarmente determinante?
Si potrebbe continuare con tanti altri interrogativi!!
Quindi, prima di ripetere certe proposizioni senza ave prima pensato a cosa si dice, è bene pensarci due vole.