Siamo in Antartide, precisamente lungo la costa nord-occidentale del continente. “Nella piattaforma di ghiaccio Brunt (questo il nome dell’area interessata, ndr) esiste una frattura stabile ormai da 35 anni – rileva la Nasa -, ma recentemente questa ha cominciato ad avanzare verso Nord al ritmo di quattro chilometri l’anno“.
Ciò vuol dire, precisa ancora l’agenzia spaziale americana, che “se la frattura dovesse avanzare ancora fino a causare il distacco dell’iceberg, la massa di ghiaccio liberata nell’oceano potrebbe essere pari a 660 chilometri quadrati: non abbastanza da entrare a far parte dei 20 iceberg più grandi di tutti i tempi, ma di sicuro il più grande distaccato dalla piattaforma Brunt a partire dal 1915″. Un colosso non “abbastanza grande”, dicono gli esperti della Nasa, ma, tanto per dare un’idea, la città di Milano ha una superficie di 180 chilometri quadrati.
Ecco com’era la piattaforma il 30 gennaio 1986:
Per il momento “le crepe hanno provocato problemi di sicurezza alle persone che lavorano sulla piattaforma”. La stazione più importante, la Halley Station della British Antartic Survey, è stata chiusa due volte negli ultimi anni a causa dei cambiamenti imprevedibili nel ghiaccio. “È stato necessario spostare e ricostruire la stazione nel corso dei decenni”, informa ancora l’agenzia spaziale americana.
L’ultimo “trasloco” è avvenuto tra il 2016 e il 2017. Solo due anni fa, quindi. E adesso, dopo l’allarme della Nasa sulla “possibile crescente instabilità del ghiaccio e il suo conseguente distacco” è probabile che i ricercatori siano costretti a preparare di nuovo le valigie. E potrebbe essere l’ultima volta.
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