Sud: Riccardo Monti, basta piagnistei ed accettare sfida regionalismo differenziato
redazione
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“Non sopporto il piagnisteo sul Sud ma va detta una cosa: negli ultimi 25/30 anni il Paese non ha investito nel Mezzogiorno ed è aumentato il divario. Bisogna allora reagire, nell’interesse dell’intera Italia e per reagire servono idee chiare e coraggio” così Riccardo Monti a Pontecagano Faiano per presentare il suo libro ‘Sud? Perché no’. L’appuntamento presso l’azienda Agricola ‘Altamura’ con le più rappresentative realtà produttive della Campania. Con Riccardo Monti Giandomenico Consalvo (gia vice Presidente nazionale Confagricoltura), Giuseppe Gagliano (delegato regionale Confcommercio), Vito Busillo (Presidente Coldiretti Salerno), Antonio Marino (DG BCC di Aquara), Domenico Apicella (Presidente Adisurc), Lucia Di Mauro (Food ed Export), Nicola Scafuro (Confindustria), Rosaria Chechile (Turismo e costruzioni) ed il professore Michele Picciano. Ha moderato Gabriele Bojano del Corriere del Mezzogiorno. “Il Sud ha – ha rilanciato Monti – ha le carte in regola. C’è il settore delle nuove tecnologie, ci sono le grandi eccellenze dell’enogastronomia, c’è il volano del turismo ed una più forte risposta contro la criminalità organizzata”. Riccardo Maria Monti ha infatti aggiunto “il problema della criminalità esiste ma va detto che, negli ultimi venti anni, è stata più consistente la risposta della magistratura e delle forze di polizia”. Il manager ha poi consegnato una carrellata di possibili soluzioni, idee concrete declinate nel libro. “L’Italia deve investire di più nel Sud, bisogna recuperare ed immaginare una vera è propria ‘riserva di investimenti’, poi sarà necessario spendere bene e meglio i fondi europei, immaginare una decontribuzione di almeno cinque anni ed investire nel sistema universitario”. Nella parte finale, dopo aver indicato le diverse soluzioni un passaggio sul federalismo differenziato “La sfida del è una opportunità, una battaglia decisiva. Non bisogna contrapporsi ma rilanciare. Pari diritti ed idee concrete per far ripartire il Sud ed in questa ottica anche l’idea di una macroregione può rappresentare una strada”.