Salernocosaciresta: Crisi e Rappresentanza 18 marzo ore 16

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Proseguono gli eventi di Salernocosaciresta, l’iniziativa di incontri sul futuro della città promossa da Italia Nostra, Figli delle chiancarelle, Forum Cultura di Salerno in collaborazione con l’Archivio di Stato di Salerno.

Dopo l’Identità rubata, l’Ambiente e il paesaggio violato; dopo lo splendido incontro con il filosofo Aldo Masullo e il ricco dibattito sul Porto e il mare, eventi seguiti da un folto pubblico e che hanno destato molta attenzione, l’iniziativa apre la pagina della politica con la Crisi della democrazia e della rappresentanza, una crisi generale del paese che qui a Salerno assume forme particolarmente acute.

Al grave declino dei Partiti, con la debolezza dei sindacati e dei “corpi intermedi”, fa da contraltare una forma di democrazia diretta e una richiesta di partecipazione attiva dei cittadini; si aggiunge la crisi locale di una città governata dal medesimo gruppo di potere da tre lustri, con risvolti familistici e personali e dove il dissenso è liquidato come nemico della città e del progresso. Di tutto questo si parlerà lunedì 18 alle ore 16.00 all’Archivio di Stato con il prof. Geminello Preterossi, docente all’Università di Salerno, autore di saggi come “Ciò che resta della democrazia” e “La politica negata”; con il giornalista Bruno Gravagnuolo, redattore di Rinascita e L’Unità; con Marco Giannatiempo, dottore di ricerca di scienze politiche; interverranno inoltre i consiglieri comunali Gianpaolo Lambiase, Dante Santoro, Roberto Celano, Antonio Cammarota e il sindaco di Palomonte Mariano Casciano; introduce e modera il prof. Giso Amendola.

In questi ultimi anni in Italia si sono aperti nuovi scenari, con diverse modalità di consultazione elettorale con nuovi modelli di democrazia diretta. Una scelta non priva di elementi di suggestione e che ha risposto anche alla crescente sfiducia nei partiti tradizionali.

La vittoria del No nel referendum del dicembre 2016, ha riaffermato con forza il principio della volontà popolare in un momento di evidente distacco tra il mondo politico e il Paese reale.

Le elezioni del 4 marzo sono state per alcuni una vittoria netta della democrazia popolare; per altri un vulnus irreparabile ai principi della democrazia rappresentativa. In questo una città come Salerno è emblematica, al pari di altre città meridionali; una città dove è scomparsa una idea di politica della sinistra storica meridionale per costruire un “feudo” di un politico di area PD, alleato e sostenuto tanto dal suo partito, quanto dalla destra.

Col passare degli anni sono stati svuotati di potere gli organi amministrativi, dalla Giunta al Consiglio comunale, alla dirigenza; lo staff politico e dirigenziale è rimasto il medesimo dagli anni ‘90; gli strumenti di democrazia partecipativa smantellati o mai istituiti.

Alla costruzione di un vero e proprio “sistema”, ha fatto da contraltare una opposizione sempre più debole che non è mai riuscita ad essere competitiva né a mutare le sorti dell’amministrazione. Una città dove la democrazia è bloccata, e dove è necessario ripristinare i valori democratici, di legalità e di convivenza civile.

 

1 Commento

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  • Sarebbe comunque il caso di definire con esattezza che cosa si intende per volontà popolare.
    Se lo è, come lo è, la forma di partecipazione diretta che si è andata consolidando in questi ultimi tempi, oppure quella che con il referendum ha determinato la caduta di Renzi e tutti gli avvenimenti conseguenti, non si capisce perchè delle elezioni – regolarmente svolte fino a prova contraria – che hanno determinato la vittoria del PD a Salerno in successive tornate, debbano essere definite uno schiaffo alla democrazia.
    Il famoso “regime” di cui si denuncia l’esistenza non è stato percepito dalla maggioranza della popolazione. I voti sono stati espressi in una determinata direzione e non in maniera antidemocratica.
    A meno che von si voglia pretendere che solo certe espressioni di voto hanno il crisma della vera democrazia, mentre ne esistono altre che sono solo derivate da una volontà popolare di un dio minore.

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