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Alessandro morì a 13 anni per una «diagnosi sbagliata»: sette indagati

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Sono sette i sanitari indagati per il decesso di Alessandro Farina il 13enne di Pellezzano morto il 27 dicembre del 2017 all’ospedale Ruggi, per quella che fu diagnosticata come una complicanza del diabete comune

I sette medici indagati sono accusati di omicidio colposo e responsabilità colposa in ambito sanitario. Avrebbero – secondo l’accusa – «determinato» la morte dell’adolescente di Pellezzano, avvenuta per un edema celebrale e polmonare, secondario a una grave forma di chetoacidosi diabetica. Appunto, una complicanza del più comune diabete. Tra le accuse, la diagnosi tardiva della patologia e poi, di averla curata in malo modo.

Tra le accuse sollevate dalla Procura, le omissioni dei medici durante il ricovero di Alessandro. Una serie di disfunzioni «organizzative sia nel percorso di pronto soccorso che nella gestione del ricovero», sollevati anche dai consulenti medico – legali che lo scorso aprile avevano consegnato nelle mani del pm la relazione. In pratica il personale medico del “Ruggi d’Aragona” avrebbe ignorato i sintomi del diabete.

«Una valutazione errata – per il pm – dello stato di disidratazione del paziente», e «omettendo di richiedere o sollecitare il trasferimento del giovane in un centro specializzato». Era il 23 dicembre quando Alessandro fu accompagnato la prima volta, dalla madre, al pronto soccorso dell’ospedale di Salerno. I medici in servizio, dopo aver visitato il 13enne e fatto la diagnosi, prescrissero dei farmaci a base di cortisone, tra cui il Bentelan, da assumere anche nei giorni successivi.

Il bimbo fu dimesso e rimandato a casa. Il giorno seguente la madre provò a contattare il pediatra di fiducia che risultò, però, essere irraggiungibile, con le condizioni di Alessandro che non accennarono a migliorare. Il giorno di Natale peggiorarono al punto che la madre fu costretta a richiedere l’intervento del 118. Giunti al “Ruggi”, il ragazzino fu sottoposto a esami clinici, tra cui quelli ematici, che evidenziarono un altissimo livello di glicemia (oltre i 1200).

Una situazione che indusse a disporre il ricovero in pediatria a l’avvio del trattamento per la regolarizzazione della glicemia. Il giorno di Santo Stefano, il cuore di Alessandro Farina smise di battere.

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