Nello specifico, i finanzieri della 1° compagnia, coordinati dal comando gruppo di Salerno, hanno notificato tre ordinanze di custodia cautelare in carcere a C.L., D.S. (entrambi residenti a Mercato San Severino – SA) e D.G. (residente a San Michele di Serino – AV), considerati i promotori del sodalizio e gli ideatori del meccanismo evasivo di frode, mentre nei confronti di R.F. (residente a Baronissi – SA), F.M. (residente a Castellammare di Stabia – NA), A.P. (residente a Matino – LE) e B.R. (residente a Nocera Inferiore – SA), il G.I.P. ha disposto la misura degli arresti domiciliari. A carico di B.G., D.L. (entrambi residenti a Pagani – SA) e P.V. (residente a Fisciano – SA) è stata invece disposta la misura dell’obbligo di dimora nei Comuni di rispettiva residenza. Il G.I.P. ha anche emesso un provvedimento di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente di tutti i beni riconducibili agli indagati, nonché alle società – italiane ed estere – coinvolte nella frode, per l’ammontare complessivo di 1.600.000 euro, corrispondente all’imposta indebitamente evasa.
Gli esiti di tali attività hanno permesso di individuare e disarticolare un’associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale internazionale, nel commercio all’ingrosso di detersivi ed altri prodotti, posta in essere anche attraverso l’emissione, il rilascio e l’utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti da parte di società estere con sede in Inghilterra, Spagna, Lituania Romania e Bulgaria, utilizzate per l’acquisto – da produttori e fornitori comunitari – delle partite di merce destinate al mercato nazionale.
Il sodalizio aveva poi creato, in Italia, una serie di società “cartiere” – intestate a prestanome – e “filtrofinterposte” comunque riconducibili al gruppo criminale – oggetto degli odierni provvedimenti ablativi e di perquisizione – che formalmente acquistavano i prodotti dalle società comunitarie e sulle quali è stato concentrato il debito d’imposta (l’Iva a debito sulle cessioni che non viene versata e che sostanzialmente viene a realizzare il risultato economico dell’evasione fiscale) derivante dalla successiva vendita ai clienti coinvolti nella filiera illecita.
Questi ultimi, acquistando ad un prezzo di mercato inferiore, hanno potuto infatti: – praticare a loro volta prezzi di vendita finali più vantaggiosi, rispetto a quelli del mercato; – attuare così una vera e propria concorrenza sleale nei confronti degli operatori onesti che invece acquistano ai prezzi normalmente praticati sul mercato; – beneficiare dell’indebito credito Iva artificiosamente generato, grazie all’annotazione delle fatture soggettivamente inesistenti emesse dalle società cartiere.
L’esame della documentazione intercettata e l’analisi delle movimentazioni bancarie, grazie alle indagini finanziarie condotte sugli innumerevoli conti correnti intestati alle società esistenti solo sulla carta, ai gestori di diritto e, soprattutto, di fatto delle imprese interposte, ha consentito di individuare e monitorare i flussi finanziari in entrata – ricevuti da clienti nazionali – ed in uscita – verso i fornitori comunitari.
L’attenzione è stata rivolta, in particolare, sui conti di due delle società cartiere che fungevano da collettori dei proventi della frode. In questo modo, si è giunti all’individuazione delle società straniere intestatarie dei conti correnti sulle quali venivano immediatamente bonificati gli illeciti profitti, formalmente giustificati dalla documentazione a corredo delle transazioni commerciali simulatamente realizzate in Italia.
Per tutelare gli interessi del Fisco, salvaguardando la possibilità di rifarsi concretamente nei confronti di chi ha tratto beneficio con questo meccanismo di frode fiscale, è tuttora in corso di esecuzione il sequestro di beni mobili e immobili, conti correnti e quote societarie riconducibili all’organizzazione, che aveva la sua base operativa nell’agro nocerino-sarnese.