Il testo, che ha ottenuto il Premio Borsellino nel 2018, è liberamente tratto dall’omonimo volume edito da Rizzoli nel 2011 e da Europa Edizioni nel 2018, al vertice delle classifiche italiane per alcuni mesi e base di discussione per seminari e dibattiti in tutt’Italia, nel corso di più di 800 presentazioni.
L’adattamento teatrale propone i sedici anni (dal 1994 al 2010) vissuti da don Aniello Manganiello a Scampia come parroco guanelliano di Santa Maria della Provvidenza, al servizio degli ultimi e, in particolare, per il recupero dei giovani esposti al rischio della devianza sociale, soprattutto di stampo camorristico.
Don Aniello denunciò le piazze di spaccio e soprattutto le collusioni tra camorra e politica, ingaggiando polemiche roventi con i livelli istituzionali del tempo; segnalò alla procura antimafia anche sotterranei collegamenti tra alcuni agenti di polizia e gruppi criminali. Strappò alla criminalità molti giovani, trasformandoli spesso in operatori della legalità e convivendo, per questi motivi, con minacce gravissime vissute con coraggio e a viso aperto, rifiutando la scorta più volte offertagli.
Entrò in polemica con Roberto Saviano (vinsero entrambi, nel 2011, il Premio Paolo Borsellino) opponendosi con forza alla “criminalizzazione” di un intero territorio, operazione mass-mediatica di cui, secondo il sacerdote, si sarebbe reso protagonista l’autore di Gomorra. Proprio in contrapposizione a Saviano, don Manganiello si è reso fautore di un’anticamorra delle opere, cioè dell’intervento concreto in difesa di quanti vivono al di fuori della legalità, opera che continua con l’Associazione Ultimi da lui fondata nel 2011 e con il Premio Borsellino, del quale è Garante nazionale.
Lo spettacolo porta in primo piano i giovani recuperati alla vita, che intrattengono con la loro guida, civile prim’ancora che spirituale, un colloquio intenso e drammatico, spia di un profondo malessere vissuto sui luoghi di frontiera della criminalità più spietata, dove spesso lo Stato si è rivelato corrotto quanto la camorra.
Il colloquio – una sorta di laica confessione dove i ricordi del passato criminale legano con malfermi progetti di vita – si svolge nell’ultimo giorno di don Aniello a Scampia, sede dalla quale il sacerdote fu improvvisamente trasferito senza credibili motivazioni, proprio mentre cominciavano a registrarsi successi rilevanti nella lotta ai clan e si annunciavano clamorose conversioni di giovani camorristi.
Sullo sfondo, una gerarchia ecclesiastica che lasciò solo il parroco, per motivi mai chiariti, che fanno ipotizzare una zona grigia nella quale, con imperdonabili silenzi, sarebbe finita anche una parte rilevante del mondo ecclesiastico.
Le proteste di piazza seguite all’allontanamento di don Aniello costituiscono ancora oggi un interrogativo angosciante sul perché la Chiesa abbia rinunciato e rinunci ancora a uscire dal tempio, incontrando le persone ed edificando con loro altari lungo le strade della violenza, da dove sale una disperata richiesta di aiuto. Da qui la vicinanza del padre guanelliano ai pochi vescovi schierati dalla parte degli ultimi, da Bregantini a Nogaro, a Riboldi.
Gesù è più forte della camorra
Testo di Andrea Manzi
Drammaturgia e regia di Pasquale De Cristofaro
In scena: Alfonso Liguori, Rosanna Di Palma, Romolo Bianco, Antonello De Rosa, Felice Avella
Produzione: Associazione Campania Danza
Realizzazione scena: Angelo Navarro e Laura Russo
Per info o acquisto biglietti telefonare presso il botteghino del teatro Verdi 089 662141 (tutti i giorni dalle 10 alle 13 o dalle 17 alle 20) oppure ai numeri 089 5648707 – 3791660265