Il 9 aprile, in Israele, si vota per il rinnovo della Knesset, il parlamento monocamerale di 120 deputati. I sondaggi danno in vantaggio l’uscente coalizione di centro-destra imperniata sul Likud del Premier Netanyahu. Benny Ganz, il principale rivale alla guida di una coalizione di centro-sinistra, perde progressivamente i punti nelle intenzioni di voto.
Se le urne confermeranno i sondaggi, Bibi Netanyahu riceverà un ulteriore mandato a governare e diverrà il Primo Ministro più longevo della storia del paese, superando il fondatore David Ben Gurion.
La vittoria premierebbe la sua spregiudicatezza nel gestire gli affari privati e la sua abilità diplomatica. Le vicende giudiziarie sono in sospeso presso i tribunali. Le manovre pubbliche sono note. E’ riuscito, Netanyahu, ad avere sponsor internazionali di tutto rispetto: Donald Trump e Vladimir Putin. Come schierare a tennis la coppia Roger Federer e Rafa Nadal.
Il Presidente americano gli ha dato licenza di annettere le Alture del Golan, strappate alla Siria nel 1967. Gli darà probabilmente licenza di annettere la zona C della Cisgiordania (West Bank), quella parte dei Territori abitata dai coloni israeliani e oggetto di contesa con l’Autorità Palestinese.
L’opzione due popoli – due stati, su cui si attesta la comunità internazionale, diverrà così un residuo del passato, dell’epoca degli Accordi di Oslo. Retrouvailles degli anni novanta del XX secolo.
Il Presidente russo è chiamato a garantire la sicurezza nella zona cuscinetto che separa la Siria da Israele: che in quell’area non stazionino milizie filo-iraniane se non iraniane a minacciare lo stato ebraico. Solo così Israele si asterrebbe da azioni su larga scala contro l’Iran.
Di significativo c’è che Israele si conferma l’unico paese dell’altra sponda a tenere regolari elezioni. I cambi di governo, se ci sono, avvengono per vie istituzionali e non per prese di potere.
Proprio quanto accade nel Maghreb. Il Presidente algerino Abdelaziz Boutlefika si dimette in anticipo sulla scadenza del mandato e rinuncia a ricandidarsi. Impossibilitato per motivi di salute, egli era la copertura di un assetto di potere che dura dalla guerra di liberazione. Ora i militari controllano la situazione in maniera aperta, attendono di indire le elezioni che però non rechino vantaggio ai movimenti islamisti.
Il paese è immenso, potenzialmente ricco grazie agli idrocarburi, con una popolazione tanto giovane quanto disperata che coltiva il sogno di emigrare in Francia. Rimasto esente dalle Primavere arabe, si è ibernato in una sorta di perenne autunno. Ne uscirà e come? La domanda non è retorica, l’Europa importa petrolio e gas, ha un interesse vitale.
Le truppe del Generale Haftar marciano verso Tripoli col dichiarato proposito di ripulirla dai terroristi. Se fra loro stia anche il Premier Serraj, non è dato sapere. E’ presumibile. Tutti i tentativi di mediazione fra i contendenti, fra Tripolitania e Cirenaica, sembrano svanire.
La stretta di mano dei due col nostro Presidente del Consiglio appartiene all’archivio fotografico della Repubblica. Immalinconisce lo spettacolo del Segretario Generale ONU in visita nel paese che stringe mani, intesse conversazioni, conclude la missione che nulla New York può fare per bloccare gli scontri.
Serraj non è il leader riconosciuto dalla comunità internazionale? Perché questa non protegge i protetti? Putin ha sostenuto Assad in Siria contro tutti: Assad sta ancora a Damasco. Prendere lezioni di alleanze da Mosca?
Cosimo Risi
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