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Tra l’Homme Robot e i Presocratici di Angelo Giubileo

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Angelo Giubileo, filosofo “outsider” e giornalista, dilata in questo suo ultimo lavoro “postmoderno” e “postfilosofico”, originalmente postumano, la peculiare “astronave” di decollo neoparmenidea e presocratica.

Sebbene sia il suo saggio più breve, la stagione di riferimento presocratica attraversa ora come una sua Primavera , letteralmente 2.0, l’antico futuro di cui spesso si parla, come nuova visione di un altra modernità, dove la storia e il suo divenire non attraversano più le famose frecce del tempo, ma percorsi a spirale, discontinui, a zig zag, esita luminoso e “lussureggiante”.

Parmenide e Pitagora e Anissimandro ecc. dialogano sia con punti di non ritorno del Novecento, tra Heidegger, Severino, soprattutto G. de Santilllana, ecc. sia con scienziati ancor più radicali e dal futuro quali Penrose (già il titolo lo evoca), Heisenberg, Hawking e altri che hanno fatto dal Rinascimento la storia della Scienza. Non ultimo spiccano una sequenza multitasking sull’arte.scienza di un certo Escher e un witz sul Dan Brown meno noto, posthuman…

Infine i tempi postumani- si manifestano…. con sublimi modulazioni virtuali, celati dalla prima all’ultima parola, nel the end che è un nuovo anno zero, fluendo alla superficie da un infinito fiume carsico ma terrestre eracliteo. Il dialogo intervista come collaudo con il transumanista rivoluzionario Zoltan Istvan ne è la “firma”.

Come spesso capita, con Giubileo, pur e in quanto outsider, la Sofia così transimbiotica con la scienza, torna a parlare la parola azzurra vivente e autodiretta senza coazioni a ripetere troppo “cerebrali”.

Quella…. da Parmenide o di Pitagora, ecc., sempre vulgatedal divenire alla rovescia a volte del fare mente nei secoli dei secoli, a volte sprofondate nel’inconscio “ciberspaziale” (laddove il ciberspazio è uno spaziotempo antropocenico ante litteram). Quella del presentismo, spesso dissolto nell’assenza persino del Carpe Diem, a dispetto di un Rumore apparente non perpetuo.

Quella del Futuro prossimo, sperando finalmente fiorisca quel santo quantico di umana specie con certa mutazione della Materia Azzurra (non più “metaforicamente Grigia”) senza la quale l’homo sapiens sarebbe muto nell’indifferenza della Natura.
Infine non solo naturalmente l’Homo Tecno Sapiens, anche AI e Robot o Computer quantici di domani…

(R. Guerra, Asino Rosso, aprile 2019)

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