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La tragedia delle 26 migranti di Salerno nella via Crucis del Papa

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C’è stato anche il ricordo delle 26 giovani nigeriane, morte a largo della Sicilia, e ora sepolte a Salerno, nelle 14 Stazioni della Via Crucis di Papa Francesco al Colosseo.

Una Via Crucis insolita, quasi politica, che ha parlato della sofferenza di chi non sa dove andare, di chi non ha nulla, di chi ha attraversato il Mediterraneo ma poi è stato respinto perché i porti sono stati chiusi.

Le meditazioni del Venerdì Santo 2019 erano state affidate a suor Eugenia Bonetti, ottantenne missionaria della Consolata, che ha rivolto il suo sguardo – ferocemente addolorato – verso i nuovi crocifissi di oggi: “Con Cristo e con le donne sulla via della croce” era il suo tema.

Sul Golgota odierno – mentre davanti agli occhi del Pontefice la croce di legno illuminata dalle fiaccole passava di mano in mano ai tanti Cirenei scelti per essere testimoni diretti del più grande e colossale fenomeno globale a cui si sta assistendo a ogni latitudine – le vittime della tratta, i minori mercificati, le donne costrette alla prostituzione, i migranti…

Ovvero “calvari sparsi per il mondo di cui siamo tutti complici, con la nostra ipocrisia e la nostra indifferenza”, ha scritto suor Eugenia che, nell’ultima stazione, quella che conduce al sepolcro di Gesù, ha evocato i “nuovi cimiteri di oggi”: il deserto e i mari, dove trovano dimora eterna “uomini, donne, bambini che non abbiamo potuto o voluto salvare”.

Come le 26 giovani giovani donne sbarcate morte dalla nave Cantabria a Salerno nel novembre 2017: “Le ho menzionate quelle 26 bare. – ha dichiarato suor Eugenia – Ho pianto come qualsiasi cuore di madre piangerebbe davanti a 26 donne giovani, alcune incinte affogate vicino alla terra promessa, dopo la traversata del deserto, dopo essere state rivendute in Libia, dopo le torture nei centri di detenzioni. Bisogna avere il cuore di pietra per non commuoversi davanti a quelle bare”.

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