Meno male che sull’etichetta era specificato che “questo capo è stato realizzato con fibre di cachemire, materiale raro e prezioso dotato di incredibili proprietà che non trovano pari in nessun’altra fibra esistente al mondo”.
Il titolare del brand ha collaborato subito con i finanzieri, mettendo a disposizione degli inquirenti tutta la documentazione relativa alla fornitura. I baschi verdi sono così riusciti a risalire al produttore, un opificio che si trova in Bangladesh, che ora dovrà rispondere di frode in commercio sia per la qualità del prodotto messo in vendita sul mercato italiano che per la provenienza.
I maglioni, infatti, sono stati analizzati dal laboratorio chimico BuzziLab di Prato per accertare di che fibra si trattasse per poi far scattare le indagini per scoprire fornitore e produttore. Intanto, i 40mila maglioni sequestrati saranno donati a enti di beneficenza che, a loro volta, li distribuiranno a chi ne ha bisogno.