Lo prevede un disegno di legge, votato trasversalmente in commissione Cultura, che oggi arriva in aula per il via libera. Il Ddl ha anche uno sponsor di peso, il vice premier e leader della Lega Matteo Salvini che annunciando il ritorno a settembre dell’educazione civica ha lanciato una proposta: «Rimettere il grembiule , così tutti i bimbi sono uguali».
Già nelle settimane scorse Salvini aveva anticipato che si stava lavorando a una riforma a costo zero per far tornare «l’educazione civica sui banchi di scuola, così magari qualcuno reimpara il rispetto che papà e mamma non insegnano più».
Alla vigilia del voto alla Camera Salvini nel corso di un comizio il 1 maggio a Palestrina , in provincia di Roma, ha rilanciato proponendo anche il ritorno obbligatorio dei grembiuli in classe da far indossare agli studenti: «Visto che tutti i bimbi sono uguali – ha detto il vice premier – io nel nome della parità di tutti rimetterei un bel grembiulino. Così non c’è quello con la felpa da 800 euro e quello con le scarpe da 20 euro», sottolineando poi che «ora qualcuno a sinistra dirà che voglio tornare al Ventennio».
Il testo in 12 articoli che sarà votato dall’aula della Camera è la sintesi delle 16 proposte presentate tra le quali una petizione popolare. Al centro c’è appunto il ritorno di questo insegnamento che sarà trasversale oggetto di valutazioni periodiche e finali, interdisciplinare, inserito nel curricolo di istituto per un numero di ore non inferiore a 33 all’anno (una a settimana).
Sarà un decreto del ministro dell’Istruzione a definire le linee guida per il suo insegnamento che spaziano dalla Costituzione alla storia della bandiera e dell’inno nazionale, all’educazione alla legalità a quella ambientale e alla cittadinanza digitale (compresa l’attendebilità delle fonti sul web, vedi le fake news) oltre che al rispetto dei beni pubblici comuni e al patrimonio culturale.
Respinta in commissione la proposta Leu, a firma di Federico Fornaro e Nicola Fratoianni, sulla parità di genere. Anche se un ruolo privilegiato è riconosciuto ai docenti di discipline giuridiche ed economiche, si prevede che ciascun docente dovrà insegnare, in modo trasversale, la materia.
Non è tutto. Il Ddl prevede l’addio anche ad alcune sanzioni disciplinari a carico dei bambini indisciplinati delle scuole elementari come la gettonatissima nota sul registro. La commissione Cultura della Camera ha infatti approvato un emendamento al Ddl con cui viene abrogata una norma del 1928 che prevedeva queste punizioni.
«Verso gli alunni che manchino ai loro doveri – affermava l’articolo 414 del Regio decreto 1297 – si possono usare, secondo la gravità delle mancanze, i seguenti mezzi disciplinari: ammonizione; censura notata sul registro con comunicazione scritta ai genitori, che la debbono restituire vistata; sospensione dalla scuola, da uno a dieci giorni di lezione; esclusione dagli scrutini o dagli esami della prima sessione; espulsione dalla scuola con la perdita dell’anno scolastico».
La nuova legge, per «rafforzare la collaborazione con le famiglie», estende alla scuola elementare il Patto educativo di corresponsabilità, oggi previsto per le scuole medie e per le superiori.