Decisamente rara è la neoplasia di tipo midollare (4-5% dei casi) che si sviluppa a livello delle cellule C, deputate alla produzione dell’ormone calcitonina. In genere interessa individui con età superiore ai 50 anni e la prognosi è favorevole se il cancro è limitato, sfavorevole in presenza di metastasi. La presenza di un nodulo non è sempre significativa di tumore.
Destano sospetti i noduli non accompagnati a tireotossicosi (all’esame scintigrafico vengono classificati come freddi), di aumentata consistenza, con bordi irregolari e vascolarizzazione intraparenchimale. Altri fattori di rischio sono rappresentati da una pregressa esposizione a radiazioni, dalla familiarità per il gozzo, dalla neoplasia endocrina multipla e dalla poliposi adenomatosa. Si ricordi poi la carenza cronica di iodio che provoca un cattivo funzionamento della ghiandola.
Il tumore cresce lentamente ed è poco invasivo. Specie in soggetti giovani il sintomod’esordio può consistere nell’ingrossamento dei linfonodi laterocervicali. Nelle fasi avanzate possono sopraggiungere cambiamenti del tono della voce (raucedine, disfonia), dolori diffusi nella regione anteriore del collo e disfagia, ovvero difficoltà e algia alla deglutizione.
Le indagini necessarie per individuare questa patologia sono obiettive, laboratoristiche, strumentali e citologiche. In seguito al dosaggio ormonale (TSH, AbTg e AbTPO), all’ecografia tiroidea e all’esame scintigrafico, la conferma di carcinoma si ottiene mediante l’agoaspirato, una tecnica durante la quale vengono prelevati piccoli campioni di cellule tiroidee da analizzare in laboratorio.
La scelta elettiva, una volta ricevuta la diagnosi, è l’intervento chirugico di asportazione della tiroide o tiroidectomia che può essere completo o parziale. All’occorrenza, specie nelle forme che hanno già dato metastasi, l’operazione può essere seguita da cicli di chemio e di radioterapia.
Fonte ilgiornale.it
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