Ai fatti già riferiti nel precedente commento, si sono aggiunti quelli della chiusura dei campi da gioco, il giorno 1° Maggio, per indisponibilità a riconoscere straordinari, e del pagamento in due rate degli stipendi di Aprile da parte di “Salerno Pulita”, partecipata al 100% (fonti: diverse su internet). Nel Bilancio 2017, la società ha dichiarato crediti verso il Comune, unico cliente, per € 22.480.912. E’ stata pagata?
Sarebbe “buono e giusto” essere informati sulla effettiva situazione del Comune. Il Bilancio è della collettività. I crediti sono di tutti, come sono di tutti, purtroppo, anche i debiti.
Con questi presupposti, non stupisce sia espresso, da più parti, il timore sulla esistenza di uno stato di “pre-dissesto” non dichiarato. Non sarebbe il primo caso. Né l’ultimo.
Peraltro, la stessa Legge rende possibile questa opzione.
Infatti, il passaggio alla gestione in “pre-dissesto” non discende dalla applicazione di parametri “fissi” e neppure è imposto dal rapporto di “cinque su dieci” degli indicatori matematici di cui abbiamo parlato Mercoledì scorso.
Al riguardo, la formulazione dell’art. 243/bis del TUEL è assolutamente generica, disponendo che il “pre-dissesto” deve essere dichiarato nel momento in cui, anche in presenza di osservazioni da parte della Corte dei Conti, sussistano squilibri in grado di portare al dissesto finanziario e le procedure poste in essere non si dimostrino idonee a superare le condizioni di difficoltà. Significa, in sostanza, che tutto dipende dai numeri del Bilancio.
Ma si sa che il Bilancio, di qualsiasi Ente, è documento “manovrabile” in grado di offrire molteplici visioni della “realtà” in funzione dei destinatari (soci, fisco, Banche, etc.) e degli obiettivi di chi lo elabora. E’ una foto che può essere “passata” per il Photoshop.
E’ vero, poi, che il “pre-dissesto” è sostanzialmente ininfluente per gli Enti già impegnati in un riequilibrio “bonario”, perché gli interventi da disporre sono sostanzialmente gli stessi (art. 243/bis TUEL) e, cioè: applicazione delle aliquote massime per i tributi locali e copertura integrale dei costi dello smaltimento rifiuti, del servizio acquedotto e dei servizi a domanda individuale (asili, trasporti, mense, impianti sportivi, etc.).
In definitiva, può esistere un “pre-dissesto” non dichiarato in presenza dei presupposti per dichiararlo.
E come sta, a presupposti, la nostra Città? Beh, la Corte dei Conti ha già censurato i Bilanci ante 2017 e, in quanto alla imposizione, mancherebbe solo la copertura di qualche servizio a domanda, salvo errore. Ma gli ultimi aumenti vanno in quella direzione. Basta vedere per gli asili nido.
E, quindi, quale è il vero motivo che può indurre ad evitare la procedura?
La risposta è negli artt. 244 e segg. TUEL.
La dichiarazione di “pre-dissesto” è subordinata alla valutazione da parte della Corte dei Conti di un piano pluriennale per il riequilibrio strutturale, con durata dai quattro ai venti anni, che specifichi le azioni per ulteriori risparmi di spesa e si dimostri coerente e compatibile con l’esito di un obbligatorio riaccertamento straordinario dei residui attivi e passivi.
Se dall’esame del piano dovesse emergere l’insostenibilità del rientro, anche per la rilevazione di un insopportabile “disavanzo di Amministrazione” dal riesame dei residui, la Corte deve disporre il dissesto.
Quindi, tutto dipende dal timore di “avviare una trafila” con possibile esito non positivo e conseguente ufficializzazione del dissesto accompagnata da effetti sicuramente indesiderati. Tra essi, nei casi gravi, anche lo scioglimento del Consiglio Comunale.
Premesso che il dissesto è dichiarato quando l’Ente non può garantire i servizi indispensabili, ovvero esistono crediti liquidi ed esigibili di terzi cui non si possa fare validamente fronte con le modalità ordinarie, le sue conseguenze sono certamente pesanti per le restrizioni in termini di gestione (nomina commissione straordinaria di liquidazione), di finanza (drastica riduzione delle spese e livelli massimi per le entrate), di personale (revisione della pianta organica, riduzione degli stipendi), e di rapporti con le società partecipate. E di altro ancora.
Comunque, non è nostra intenzione parlare di questo, ora. E speriamo di non doverne parlare, poi.
Ritornando alla situazione del nostro Comune, non possiamo sottacere che gli eventi “evidenti”, le decisioni assunte, la necessità di ricorrere a mutui anche per spese di ridotta entità, le modalità di utilizzo dell’anticipazione bancaria (fonte: Collegio Revisori), la presenza di debiti con le partecipate che, quindi, assumono la veste di finanziatori aggiuntivi non rilevabili, i ritardi nel realizzo delle opere e il mancato avvio di altre sempre promesse, costituiscono segnali indiscutibili di uno stato di sofferenza non secondario. Salvo ogni errore.
Senza dimenticare, poi, i rilievi dell’Organo di Revisione al Bilancio 2017: recuperi insoddisfacenti (58% su entrate e 35% su residui), valori elevati dei residui di durata oltre 10 anni, pagamenti in ritardo ai fornitori, debiti fuori Bilancio non deliberati dal Consiglio, mancata riconciliazione delle partite con le partecipate, sopravvenienze passive per € 21.355.639,79 e indebitamento finanziario pari a € 363.852.400,80, di cui € 346.599.326,13 verso “altri”. Altri chi? E quante sono le anticipazioni a 30 anni della Cassa Depositi e Prestiti di cui parlano i Revisori? Lo possiamo sapere, visto che sono debiti nostri?.
Già oggi non sono noti gli effetti dell’azzeramento delle cartelle esattoriali emesse entro il 2010 di importo fino a € 1.000. Le abbiamo quantificate in decine di milioni di euro (cfr. precedente commento).
Sarebbe possibile la presenza di un “disavanzo di Amministrazione” di entità tale da giustificare il dissesto? Andremmo in prigione “direttamente e senza passare dal via” (fonte: Monopoli).
Non formuliamo critiche. Non abbiamo le competenze. In assenza di ogni informazione approfondita, le nostre considerazioni sono fatte con riserva di ogni errore.
Noi vorremmo, però, che le notizie giuste fossero fornite da chi gestisce, per tutti, le quote tributarie annue che ogni cittadino versa, neonati compresi, pari a € 1.028,87 (fonte: Bilancio 2017).
Si fa così, generalmente, in ogni azienda, organizzazione, condominio, associazione, circolo bocciofilo o della caccia e pesca.
Parlare chiaro su questo argomento ci sembra sia un dovere per chi è nella “stanza dei bottoni”.
La “trasparenza” deve essere una regola indubbia da rispettare, perché i cittadini non sono numeri da gestire, ma anime da governare nel rispetto della verità.
Che arriverà prima o dopo. Perché la verità viene sempre a galla.
E’tutto il resto, che va a fondo. Con quelli che non la rispettano.
Questa Città ha bisogno di amore.
e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com
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