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L’Europa tra i non più e i non ancora (di Tony Ardito)

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L’Europa “è la migliore idea che abbiamo mai avuto”. Questo il titolo dell’appello firmato dal nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e da altri 20 capi di Stato per invitare i cittadini a votare in occasione delle elezioni europee che si terranno dal 23 al 26 maggio in tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea.

Lo scopo del documento è quello di contrastare il pericolo dell’astensionismo in occasione della tornata elettorale, spesso erroneamente ritenuta di rango inferiore rispetto a quella nazionale. Purtroppo, a dimostrarlo ci sono i dati.

Nel 2014, anno delle ultime elezioni continentali, l’affluenza alle urne non si è nemmeno avvicinata al 50%. La scorsa legislatura, facendo una media tra i 28 Stati membri, ha votato solo il 43,09% dei cittadini. Medesima percentuale registrata pure nel 2009 (43%).

Dunque, il vero vincitore delle elezioni europee è il cosiddetto “partito del non voto”, il quale cinque anni fa si è attestato al 57,9%. L’Italia nel 2014, insieme a Svezia, Irlanda, Danimarca, Grecia, Belgio, Lussemburgo e Malta, è stata tra i pochi Paesi ad ottenenere un’affluenza superiore al 50%, registrando il 57,22%.

All’appello, mancano le firme dei capi di Stato di Regno Unito, Spagna, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio e Svezia, che sono monarchie costituzionali e non repubbliche, e del Lussemburgo, che è granducato.

Anche per la scadenza elettorale del maggio 2019 le previsioni non sono incoraggianti. In base ad un sondaggio condotto dall’Istituto Demopolis, in Italia sono 18 milioni le persone che non andranno alle urne, un numero che rischia di crescere se si considera che altri 5 milioni di cittadini danno come incerta la loro partecipazione al voto.

Il Parlamento e la Commissione europei sovente vengono descritti quali istituzioni distanti, eccessivamente burocratizzati, e per alcuni aspetti, probabilmente, lo saranno. Bisogna però aggiungere che spesso, oltre a molto altro, si sono capziosamente sottaciute le tante opportunità che hanno offerto e ancora offrono. Cosa che la nostra classe dirigente, talvolta trasversalmente inadeguata, al Nord e al Sud, non ha saputo cogliere o sfruttare appieno.

Se, qui come altrove, benché per ragioni diverse, regnano tuttora scetticismo e diffidenza è perché i cittadini di questa grande, composita comunità, probabilmente, hanno confidato e investito, non già sugli umori dell’euro, ma piuttosto in un’Europa del valore umano, del merito e delle opportunità per tutti; democratica e partecipativa.

Un’Europa accogliente, della promozione della cultura, della scienza e dell’arte; dello sviluppo sostenibile e dell’economia integrale. Un’Europa della certezza e della sicurezza; del dialogo e della solidarietà.

Tony Ardito

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