“E voi ci credete? E chi dovrebbe darvelo?” Ci derideva. Non sapevamo rispondere. Però il dubbio lo avevamo. E, poi, a cento, chi sarebbe mai arrivato? Di auto, a quel tempo, ce ne erano ben poche.
Fu veramente una perdita di tempo. Ma, allora, ne avevamo in abbondanza.
A raccontarlo ai nipoti, oggi, perderemmo il rispetto. Non ci sono più gli ingenui di una volta.
E, poi, altro che cento targhe. Per avere il premio ne dovremmo registrare a migliaia.
Perché tante sono, ormai, quelle che invadono viali, strade, piazze, traverse, slarghi e anche anfratti del centro. Molte meno, in periferia. Ne potremmo approfittare, se avessimo un motivo per andarci. Purtroppo, la vita economica e sociale di questa Città si concentra, colpevolmente, in neppure un chilometro quadrato.
In tale contesto, sono certamente da apprezzare gli sforzi dell’Amministrazione per creare nuovi parcheggi nelle aree centrali. Le soluzioni immaginate, però, appaiono talora “sconvenienti” perché toccano gli equilibri del territorio e le memorie storiche e/o artistiche che, in quanto “beni di tutti”, dovrebbero essere tutelate “nell’interesse di tutti”.
Di contro, restano ignorate o inesplorate soluzioni probabilmente più idonee.
Basti solo pensare alla vasta area compresa tra la Stazione Ferroviaria, il nuovo Tribunale e via Dalmazia ove, sfruttando il dislivello esistente con quest’ultima, si potrebbe realizzare un multipiano per centinaia di posti auto, in gran parte interrato e, magari, con i fasci ferroviari incorporati. Noi pensiamo che la Grandi Stazioni Rail, società del gruppo FF.SS., potrebbe avere interesse a realizzarlo e gestirlo.
Sull’argomento ci siamo già espressi (cfr. pagina Fb), sottolineando l’enorme beneficio che sarebbe apportato dalla disponibilità di un parcheggio centralissimo, coerente con la modernità dei luoghi, in grado di offrire un’area calpestabile, a livello di via Dalmazia, con giardini, punti di socializzazione, spazi di riposo, “percorsi della vita” e aree di gioco per i bimbi.
Da più anni, poi, si discute del piazzale su via Porto, accanto al Genio Civile, ove viene periodicamente dato per imminente l’accordo con la Guardia di Finanza (che ne avrebbe la disponibilità) per la costruzione di un multipiano di almeno 5 livelli fuori terra, oltre un interrato. Con soluzioni rispettose dei luoghi, la struttura colmerebbe ogni esigenza nell’area più prossima alla parte storica e con il massimo valore turistico.
Non affrontiamo, per brevità, qualche altra concreta ipotesi. Ce ne sono, anche se più piccole.
Di recente, l’attenzione rivolta al problema è stata confermata con le modifiche introdotte nelle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) in occasione della proposta di revisione decennale del PUC.
L’art. 66/bis.01 stabilisce che tutte le aree pubbliche “disponibili” possono essere utilizzate per parcheggi interrati a rotazione e che dette aree possono essere alienate o concesse in “diritto di superficie oneroso” a soggetti privati attraverso procedure di evidenza pubblica (art. 66/bis.02). Il successivo art. 69.03 consente di destinare a box pertinenziali interrati anche tutte le aree verdi delle zone A, parte storica, e B, parte nuova, ad eccezione di quelle dotate di alberature di alto fusto.
Quindi, ogni luogo della Città, ovunque posizionato, ogni cortile, spiazzo e slargo, purché senza piante, può essere utilizzato per “dare ricovero” alle auto.
A parte i già noti progetti di piazza Mazzini ed ex Cementificio, ci risulta, salvo errore, che già è stata presa in considerazione Piazza Principe Amedeo, al rione Mutilati, nonostante la possibile presenza di problemi di staticità per i contrafforti di via Velia e di via S. Benedetto.
Si attendono poi gli sviluppi dei progetti di via Robertelli (circa 100 box e 167 stalli a rotazione, sotto al mercato), di Lungomare Tafuri (sottovia Calò: 188 box, 232 stalli auto e 20 stalli motocicli, su quattro livelli interrati), del Vestuti (260 stalli, ma rientra in un più vasto intervento edilizio). Fuori dal centro, non si hanno notizie di via Bottiglieri, di via Rescigno (quartiere Italia), di via dei Mille (rione De Gasperi), nonché del lungomare di Pastena (ex-giostrine).
In sostanza, pur di assicurare la “comodità” del posto auto a chi abita o raggiunge il centro, si continua ad offrire la Città a chiunque dichiari di essere in grado di realizzare un progetto basato su trapanazioni e scavi. Eppure, il più recente andamento del settore immobiliare dimostra che la perdurante crisi ha già cambiato molte cose.
E molte altre ne cambierà. Così, potrebbe non esserci più la convenienza dei residenti a spendere per un box decine di migliaia di euro visto che, con il ticket annuale, si ha comunque diritto di lasciare l’auto dove serve.
Se così fosse, sarebbe “disdicevole” anche solo pensare che sia possibile procedere alle assegnazioni delle aree a investitori che poi, magari, dovessero subordinare l’apertura dei cantieri alla acquisizione delle risorse finanziarie con i compromessi di vendita.
Né va sottaciuto che operazioni particolarmente complesse, eseguite in aree congestionate, a due passi dal mare, in prossimità di fabbricati antichi, anche storici, in presenza di condotte di servizio, di acque sotterranee e, magari, di memorie storiche, possono essere estremamente rischiose oltre che enormemente costose per la difficoltà delle opere di contenimento. In questi casi, per quanto oggi si costruisca dappertutto, anche sulla sabbia, sulle falde sulfuree e sulla spazzatura, sarebbe garantita la salvaguardia degli interessi della collettività? Sono previste clausole di responsabilità per importi adeguati? Perché qualche intervento potrebbe rivelarsi troppo ardito.
Comunque, dovrebbe essere avviato a breve il cantiere di corso Garibaldi (122 box su due livelli interrati), un luogo che “più al centro del Centro” non si può e, per questo, non appare immune da problematiche tecniche mentre, in attesa dei posti di Santa Teresa, risulta ancora fermo quello di piazza Cavour (236 stalli a rotazione e 90 box, su due livelli). Per questo, non si rilevano altre attività oltre alla recinzione dell’area e allo spostamento delle piante effettuato nello scorso inverno. Salvo errore.
Sulla base di tali considerazioni, ci sia permesso di fare una prima riflessione: per noi, voler accrescere i posti auto in luoghi “centralissimi”, incentivando l’accesso delle auto, equivale a voler accrescere la disponibilità di energia attraverso tecnologie basate sull’utilizzo del petrolio o del carbon fossile. Una vera follia, oggi.
Una seconda riflessione è conseguente: più posti disponibili significa più traffico. Il che rende non realizzabile l’obiettivo di liberare le strade dalle auto.
Proseguendo di questo passo, forse avremo i parcheggi nello slargo accanto al Comune, a Piazza Portanova, a Piazza Abate Conforti e, visto che ci siamo, al Municipio Vecchio e a larghetto Cassavecchia al Duomo.
Noi pensiamo, invece, che la soluzione possa essere quella già adottata in tante altre Città Europee consistente nell’offrire ampie aree di parcheggio nelle più immediate vicinanze del Centro e nel mettere a disposizione collaterali servizi per la mobilità. In tale ottica, le ipotesi sopra prospettate di via Dalmazia e via Porto sembrano ideali.
E, contemporaneamente, quella di incentivare le scelte volte a favorire il trasferimento di Uffici e di altre attività nelle zone prossime al Centro. Perché, traffico o meno, la vita di una Comunità non può svolgersi in un chilometro quadrato. E, perché, se le auto in sosta fossero solo quelle dei residenti, forse il problema non esisterebbe nemmeno.
In un mondo in crisi ambientale e in una Città già avvelenata, riteniamo sia necessario progettare il futuro assetto urbano con idee più rispettose del territorio, dell’ambiente e, soprattutto, della salute dei residenti.
Questa Città ha bisogno di amore.
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