Ospitò i primi governi dell’Italia post-fascista e la famiglia reale, divenendo di fatto capitale fino a dopo la liberazione di Roma (4 giugno 1944)”. In “questo periodo si verificò la cosiddetta svolta di Salerno, con la quale gli antifascisti, la monarchia e il maresciallo Badoglio stabilirono un compromesso per la formazione di un governo di unità nazionale”.
A Salerno, la presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero dell’Interno e quello dell’Educazione nazionale furono ospitati nel palazzo comunale, mentre il dicastero dei Lavori pubblici e quello dell’Agricoltura e foreste furono trasferiti al palazzo Natella nel centro storico, dove avevano trovato sistemazione anche gli “uffici di collegamento con il ministero della Marina e della Guerra, rimasti a Brindisi.
L’11 febbraio 1944 si trasferì in città il primo governo di Pietro Badoglio che espresse due ministri salernitani: Raffaele Guariglia agli Esteri e Giovanni Cuomo all’Educazione nazionale. Nell’aprile successivo, ricostruisce De Luca, “fu creato il secondo governo Badoglio: il 27 aprile 1944 si riunì il primo Consiglio dei ministri dell’esecutivo di unità nazionale dopo la caduta di Benito Mussolini e del fascismo”.
Il ministro Cuomo ottenne la creazione del Magistero di Salerno, con sede a palazzo Pinto nell’antica via dei Mercanti: in questa forma si concretizzò la rinascita degli studi universitari a Salerno, dopo che -sciolta la Scuola medica salernitana