Tali somme rappresenterebbero solo il 35 per cento di quanto riconosciuto ai lavoratori della sanità privata accreditata nelle altre regioni d’Italia nelle quali è stato sottoscritto un analogo accordo.
La Fp Cgil Salerno ha avviato nel corso degli anni un contenzioso giudiziario a sostegno di questa vertenza i cui esiti, nella maggior parte dei casi, sono stati positivi in primo grado ed in appello, riconoscendo alle lavoratrici ed ai lavoratori somme superiori del 57 per cento, in media, rispetto a quanto previsto dalla pre-intesa.
Nelle oltre trenta assemblee convocate su tutto il territorio provinciale, i lavoratori hanno espresso la contrarietà all’accordo facendo partire, in tutta la Campania, già mille diffide verso i datori di lavoro, con le quali i lavoratori hanno dichiarato il dissenso a questa intesa. Un numero, annunciano dalla Fp Cgil Salerno, destinato assolutamente a crescere nelle prossime settimane.
«Proseguiremo nelle assemblee nelle aziende della sanità accreditata salernitana – ha annunciato il segretario generale Fp Cgil Salerno, Antonio Capezzuto – ribadendo il nostro no all’accordo. Chiediamo alla Regione Campania un intervento deciso affinché ai lavoratori venga restituita dignità dopo 12 anni. Questo accordo peggiorativo – è l’allarme lanciato dalla Fp Cgil Salerno – rischia anche di minare le basi del rinnovo contrattuale a livello nazionale. La Campania non può essere il laboratorio di un rinnovo che vedrebbe penalizzate esclusivamente le maestranze.
Il comparto della sanità accreditata – ricorda il segretario generale – esercita “funzioni pubbliche” attraverso il sistema della gestione privata, e l’eccellenza che tanto si declama andrebbe misurata non solo sui servizi offerti ai cittadini, ma anche sui diritti che dovrebbero essere garantiti ai lavoratori».