Fu il nonno ad impartirci le prime nozioni di botanica. Del resto, andavamo da lui, d’estate, nel paesello di collina, proprio per il cambio dell’aria perché li, ci diceva la mamma: “vi ossigenate”.
Non ne capivamo il significato. Però ci piaceva il fresco e anche il frizzante che si sentiva la sera, seduti vicino alla grande fontana, sul confine dell’aia, ad ascoltare i racconti della nonna. Del resto, non c’era Montalbano in tv. E, neppure la tv.
Non abbiamo avuto difficoltà a capire, dopo, cosa fosse l’ossigeno, né a comprendere lo stretto legame che unisce ogni cosa del creato. Solo questo, però. Perché, se pure gli studi ci hanno rivelato che la natura e noi siamo espressione della stessa energia, assemblata in modo diverso, non siamo ancora riusciti a capire chi abbia fatto le forme e quale colla sia stata usata. Certe cose, in verità, ci risultano difficili. E, forse, non solo a noi.
Così, una “fonte” prodiga e benigna ha diffuso gli alberi sulla terra “istruendoli” ad immagazzinare l’anidride carbonica, che ci avvelena, e restituire ossigeno per la respirazione e carbonio per la sussistenza. Senza interruttori da premere o spine da “attaccare”. Solo respirando, semplicemente, ci assicurano la vita. E sono gli unici a farlo.
Non siamo esperti di inquinamento e, dobbiamo anche dire, abbiamo letto molte informazioni non coincidenti. Perché è difficile fare calcoli precisi. Però, la maggior parte degli studiosi sostiene che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera ha superato la soglia di 400 parti per milione e avvisa che a 500ppm non c’è ritorno. A questi ritmi, ci arriviamo tra una ventina d’anni. Ebbene, secondo il CNR, ogni albero di media grandezza cattura dai 20 ai 50 Kg. di anidride carbonica per anno (abete bianco, robinia, ippocastano, tiglio, cerro, olmo) e, qualcuno, molti di più (quercia 164 kg., platano 150 Kg., cedro 124 Kg.).
Di contro, produce fino a circa 30 litri di ossigeno al giorno, a fronte dei circa 300 necessari ad una persona (fonte: lifegate), e può assorbire ogni anno circa 1000 grammi di polveri sottili Pm 10 e 2,5 (fonte: greenme).
E non fanno solo questo. Mitigano il clima, accrescono la biodiversità, danno riparo agli uccelli, riducono la velocità del vento, trattengono le frane. Ci forniscono il legno per scaldarci, per proteggere e arredare le nostre case. Ci danno i frutti da mangiare.
Ancora, studi medici hanno dimostrato che, grazie al miglioramento della qualità dell’aria, gli alberi combattono le patologie respiratorie, contrastano le malattie cardiache, il diabete, l’obesità e le disfunzioni metaboliche, migliorano la pressione sanguigna e il livello di stress. Una passeggiata in un bosco fa più effetto di un antidepressivo o di un aerosol.
In sostanza, fanno tutto. E anche di più. Senza chiedere. Ci fanno vivere senza pretendere altro che un minino di attenzione.
Queste semplici considerazioni dovrebbero fare quantomeno arrossire gli illustri progettisti che, considerandoli alla stregua di un qualsiasi arredo urbano, li posizionano lungo i marciapiedi delle strade, talora sui bordi, senza il rispetto di giuste distanze, in spazi strettissimi, con collari di cemento che li strangolano manco fossero una garrota.
Dovrebbero, invece, vergognarsi coloro che non si preoccupano della loro conservazione, avviandoli a morte sicura perché restano indifesi contro gli attacchi dei parassiti, o ne tagliano e cementificano le radici in occasione di lavori stradali, o li soffocano, volontariamente, per liberarsi di una presenza che ostacola, magari, la loro attività commerciale.
Qui, in Città, il verde soffre. Non è un mistero. Secondo l’ultima gara di appalto per la manutenzione delle aree verdi, l’Ente Comunale ha destinato appena 200.000 euro annui alle 20.365 piante catalogate a fine 2015 (fonte: Comune). Sono 9,8 euro a pianta. Somme ben più significative ci risulta siano destinate a scopi, probabilmente, più futili e sterili.
Eppure, la cura del verde è imposta dalla Legge.
Con deliberazione n. 193 del 13/03/2019, l’Autorità Nazionale Anticorruzione ha confermato ai Comuni con oltre 15.000 abitanti la validità dell’obbligo di tenere e assicurare la conoscibilità del bilancio arboreo con pubblicazione nella sezione “Amministrazione trasparente” del sito istituzionale.
Tale disposizione integra la previsione di cui alla Legge 29/01/92 n. 113, come modificata dalla Legge 14 gennaio 2013, n. 10, con la quale il 21 Novembre è stato dichiarato “Giorno degli Alberi” con obbligo di messa a dimora di un albero per ogni neonato o adottato.
Ebbene, in occasione della “Festa” del 2018, risulta che l’Amministrazione Comunale ha provveduto a piantumare solo un ulivo e un falso pepe nell’area della ex Salid di Brignano ove si dovrebbe pure realizzare un parco, come deciso nel 2009 (fonte: Salernotoday). Di questo, però, si sono perse le tracce insieme al mutuo di 8.640.000 euro che la Regione Campania avrebbe concesso nel 2017. E la ex fabbrica sarebbe oggi utilizzata come deposito a servizio del porto (salvo errore).
Eppure, l’articolo 2 della Legge n. 113/92 prevede che le piante siano fornite dalle Regioni “a gratis”, trasporto compreso, e stabilisce che, in mancanza di spazi da piantumare, possono essere chiesti in concessione terreni del demanio pubblico, con spese sempre a carico della Regione.
Noi, quest’ultimo problema non l’abbiamo.
Perché, nel mezzo della Città, quasi come penisola tra la parte est e quella ovest, abbiamo il Colle Bellaria per il quale, molti anni fa, venne bloccato un attacco scellerato da parte di chi voleva realizzare dei fabbricati al di sopra di via Belvedere. C’è rimasta la ferita della buca, che taluno chiama “cava” forse per ignoranza o forse per nascondere l’imbarazzo dello scavo.
Mai valorizzato, utilizzato come luogo di deposito di spazzatura e sede di ripetitori, il Colle rappresenta un oltraggio alla Città che non può sfuggire agli occhi di chi guarda il panorama. Eppure, erano stati fatti progetti importanti per avviarne il recupero solo alcuni anni addietro. Tutto sembra essersi bloccato. Avremmo diritto di sapere perché.
Rimasto – fortunatamente – area verde nelle zone a ovest e a nord, si potrebbe almeno rinvigorire la sua funzione di “polmone” produttore di ossigeno al centro della Città, a ”servizio di tutti”, utilizzandolo come luogo per le piantumazioni delle “Feste degli Alberi”. Renderlo verde e rigoglioso sarebbe la prima cosa da fare per avviare la realizzazione del “parco urbano” da estendere fino al “laghetto di Brignano” e alla vasta area già destinata a verde pubblico. Perché può pure succedere che qualcuno possa proporre di farne, chissà, un’area ZES o residenziale!
Tra l’altro, Colle Bellaria potrebbe essere la degna sede di un vero “Giardino dei Giusti” in sostituzione dei pochi metri quadri di terra utilizzati, non proprio dignitosamente, a lato dell’ingresso della Scuola Barra.
Valutando gli anni necessari alla crescita degli alberi, questa decisione costituirebbe un lascito importante per le nuove generazioni, cioè per i nostri figli e i nostri nipoti.
Perché non tutti potranno andare in collina, dal nonno, ad ossigenarsi.
La cura degli alberi dà futuro alla vita. Ed è la migliore prova di amore verso i nostri figli.
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