L’avvocato Balata – si legge – ha fissato per il 5 (ore 20,45) e il 9 giugno (ore 18) le due gare tra Venezia e Salernitana per stabilire chi seguirà Foggia, Padova e Carpi in C. Ma la vicenda rischia, purtroppo, di avere una nuova appendice velenosa. Soppressi da un Direttivo di Lega il 13 maggio complice l’interpretazione della cosiddetta «cristallizzazione della classifica» in seguito alla retrocessione all’ultimo posto del Palermo decretata dal Tribunale Federale Nazionale, i playout sono tornati d’attualità dopo le battaglie legali che hanno evitato al club siciliano, in Corte d’Appello, la retrocessione in C.
La sentenza di mercoledì sera ha modificato la classifica di fine stagione, ma ritenendo sufficientemente afflittiva una penalizzazione di 20 punti e l’impossibilità di disputare i playoff per la squadra di Delio Rossi, nonché un’ammenda di 500 mila euro per il club. Il collegio giudicante, però, ha rimandato al TFN gli atti per l’esame nel merito della posizione dell’ex patron rosanero Maurizio Zamparini, salvato in primo grado da una sicura condanna soltanto da un vizio formale nella notifica delle gravi contestazioni addebitate.
Ma la vicenda potrebbe non essere del tutto chiusa. Intanto perché la Procura Federale potrebbe impugnare il verdetto di secondo grado dinanzi al Collegio di Garanzia dello Sport del Coni (occorreranno le motivazioni), mentre la Salernitana da tempo resta aggrappata a un “danno ingiusto” che avrebbe patito proprio in seguito a questo balletto temporale che si è innescato attorno allo spareggio salvezza.
E che dire allora del Venezia che, da salvo, si ritrova a circa un mese di distanza nella possibilità di retrocedere in terza serie dopo aver creduto di averla fatta franca grazie alla retrocessione del Palermo e al conseguente scorrimento della classifica? A tutto questo c’è da aggiungere che il Foggia, retrocesso quando credeva di aver diritto all’ultima possibilità di mantenere la B, è in attesa del giudizio nel merito del Tar Lazio che ha già decretato una sospensiva favorevole ai pugliesi.
I rossoneri, peraltro, avrebbero voluto subito disputare i playout con la Salernitana. La mancata retrocessione del Palermo, tuttavia, ha fatto venire meno la materia del contendere. Insomma, ognuno argomenta le proprie ragioni. Ma Gravina è stato inequivocabile: si va in campo. E basta!
ORDINE PERENTORIO – Forte dell’indicazione perentoria ricevuta ieri dal presidente federale che s’era detto perplesso sull’annullamento dei playout sin dall’inizio tanto da chiedere un parere «pro veritate» al Coni, la Lega B ha pubblicato le date degli spareggi. Ma il 5 e il 9 giugno si giocherà? I calciatori delle due società annunciano un’azione di protesta.
Giocare uno spareggio così importante dopo quasi un mese di inattività agonistica (ma le squadre si sono regolarmente allenate) non sarebbe né giusto né possibile. Ecco perché oggi è atteso a Salerno l’avvocato dell’AIC Umberto Calcagno che sarà ricevuto da importanti calciatori, già incontrati lunedì.
Mentre Damiano Tommasi è annunciato a Venezia per le stesse problematiche. Le tesi sostenute sono diverse e non solo legate al contratto collettivo. Intanto, viene sbandierata una delibera della Lega B che stabilisce che non possono esserci gare ufficiali durante le finestre delle Nazionali.
Molti calciatori rivendicano, inoltre, il diritto di godere delle ferie da accordi sindacali. E nel caso di trasferimenti all’estero non ci sarebbero più le condizioni per un giusto riposo. E la soluzione, allora, quale sarebbe? Non far retrocedere nessuna delle due. Anzi, delle tre contendenti, comprendendo il Foggia.
L’INIZIO ALLA FINE: B A 22? – Insomma, come si temeva, l’inizio alla fine e la B di nuovo a 22? Un’ipotesi fantasiosa, mentre Gravina intima di applicare le regole con conseguente retrocessione delle “ammutinate” in caso di mancata disputa degli spareggi.
E il presidente Balata? Non è disposto a fare passi indietro nonostante la decisione del Direttivo che ha annullato i playout solo 15 giorni fa: «Spero non ci siano altre tappe legali, il calcio è un gioco che si fa in campo». Dunque, non resta che giocare. Forse. O dare il via a nuovi interminabili contenziosi come minacciano le dirette interessate.