‘Sono ingiocabili – dicono -. Pronta la battaglia in ogni sede e grado di giudizio possibile. Illustrate le strategie della dirigenza, dell’allenatore Cosmi e del difensore sindacalista Aic Bruscagin. Quest’ultimo è in stretto contatto con l’Assocalciatori, rappresentato da Tommasi, e con i calciatori della Salernitana.
Non è possibile tornare in campo a 25 giorni dall’ultima partita disputata l’11 maggio e la squadra si rifiuta di giocare in quanto parte lesa da condizioni e tempistiche del caso Palermo. Il presidente FIGC Gravina ha messo in allerta i “rivoltosi” «Se mi attendo sorprese? Spero di no, ma mi aspetto di tutto.
Però così come me le aspetto io devono aspettarsele anche loro, perché se qualcuno pensa di perpetrare un atto di ingiustizia generando tensioni ulteriori, per me sbaglia partita e impostazione».
LA CONFERENZA STAMPA DEL VENEZIA- Presenti, al cospetto dei giornalisti, il Direttore generale Dante Scibilia, l’allenatore Serse Cosmi e, in rappresentanza dei giocatori, Matteo Bruscagin. Queste le parole del Dg: “Il 5 non è una data in cui si possono giocare i playout, devono essere sospesi.
Il Venezia non è stato tutelato come altre società e impugna la decisione del presidente di lega. Per quindici giorni ci hanno detto che eravamo salvi e non potevamo intervenire in nessun giudizio o provvedimento – commenta Scibilia – oggi i nostri diritti sono lesi e vogliamo difenderci, siamo vittime del sistema. Non siamo l’agnello sacrificale, eravamo pronti a fare i playout, ma ci hanno detto che non dovevamo giocare. Questa situazione andava gestita mesi fa, non all’ultimo momento. Ci tuteleremo in sede legale”.
Adirato, a dir poco, anche Serse Cosmi: “Noi non ci siamo allenati regolarmente, perchè ci avevano detto che non dovevamo giocarli i playout. Chi ha giocato a calcio sa come si preparano certi eventi, decidono il destino di due squadre.
Abbiamo giocatori in scadenza e altri in prestito, senza essere ipocriti è inimmaginabile pensare che siamo pronti. Da allenatore – prosegue l’allenatore del Venezia – non posso accettare che ciò che avviene fuori dal campo sminuisca l’evento sportivo. Non parlo di campionato falsato, ma l’attendibilità è inesistente, la credibilità non c’è. Ci dicono che siamo salvi per venti giorni, poi vogliono che giochiamo, altrimenti s’incazzano anche. Ci mandano al massacro.
La dignità – dichiara amaro Cosmi – è un valore che prescinde dallo stipendio che prendi, non è perchè siamo pagati che dobbiamo essere calpestati. L’anno scorso ad Ascoli ci siamo preparati e ci siamo salvati sul campo, oggi non ci sono quei presupposti.
Voi che raccontate il calcio (i giornalisti), mettete in rilievo l’aspetto tecnico, altrimenti diventiamo più esperti di burocrazia che di calcio giocato. Possiamo anche andare a giocare con le infradito, bendati, etc.. Questo non è sport. Io ho l’obbligo di andare in campo – conclude infine Serse – se la società me lo dice. Vado a fare il burattino fino a Salerno, la faccia l’ho sempre messa, uscirò con le ginocchia spaccate, ma la schiena è sempre dritta”.
Sulla stessa linea, ovviamente, il difensore Matteo Bruscagin: “Il 13 maggio ci hanno detto che la nostra stagione era finita, due giorni prima eravamo contenti di poter gicoare i playout dopo una stagione difficile contro la Salernitana. Nessuno di noi ha chiesto di non giocarli, ci hanno detto che eravamo salvi.
Chiunque ha giocato a calcio – prosegue Bruscagin – sa che a quel punto in allenamento l’intensità viene meno, anche perché ci sono giocatori in scadenza o in prestito, la verità è questa. Non abbiamo affettato recuperi di giocatori infortunati o acciaccati, sono dinamiche normali. Ci si gioca contratti, premi, salvezza, destino sportivo e chi decide non sa cosa significhi questo.
Dubito che possiamo essere pronti per affrontare due battaglie fisiche ed emotive, e così anche per la Salernitana. Ci siamo allenati senza avere obiettivi – spiega bene il difensore del Venezia – non potevamo preparare un playout fantasma. La considero, questa, una forzatura, una follia sportiva. Come mandare i soldati in guerra senza lo scudo, a queste condizioni non siamo pronti “.