Salerno: ritrovata nel Centro Storico la Chiesa di San Bartolomeo de Coriariis

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“Come segnalatomi da un amico ingegnere, nel corso di recenti lavori di ristrutturazione di un Palazzotto nel centro antico di Salerno in via Torquato Tasso 58 sono emersi, all’interno dei vani, importanti elementi architettonici, tra i quali una colonna ragionevolmente di età romana con capitello in stile corinzio e un Arco databile tra fine XI secolo e XII secolo realizzato a tarsìa in tufo grigio (estratto probabilmente dalla Tufara ossia la cava di tufo che sorgeva nell’odierno rione Fratte) e tufo giallo”.

La divulgazione della importante notizia di valore storico è dell’appassionato e filantropo salernitano Massimo La Rocca, che aggiunge: “In particolare il sofisticato arabesco nella ghiera di tale Arco risulta un unicum oggi a Salerno e al tempo stesso una sorta di incrocio tra il disegno nella ghiera di un Arco in Palazzo Pinto e quello nella ghiera di un Arco nella Cappella di Nona del Palazzo Arcivescovile.

C’è però da dire che all’esterno, nel corso dei lavori alle facciate dell’edificio, è stato pesantemente danneggiato il capitello in stile dorico della Colonna angolare che si trova all’intersezione tra la stessa Via Tasso e Salita San Bartolomeo, Colonna questa risalente pur essa verosimilmente alla Salerno romana, con asportazione di un corposo pezzo di materiale lapideo dalla parte superiore del Capitello.

A questo punto ci si domanda: che fine ha fatto il pezzo, è finito in discarica o è stato trafugato? E perché una volta staccatosi non è stato poi incollato al suo posto andando così a riparare il danno? La Soprintendenza Belle Arti, che ha sede a due passi proprio lungo via Tasso, si è accorta di quanto accaduto o è stata messa al corrente del misfatto? Ma le annotazioni da fare su questo antico fabbricato non sono finite qui.

In questa zona del centro antico gli storici salernitani da decenni cercano la Chiesa di San Bartolomeo de Coriariis, della quale si sono perse le tracce da tempo immemorabile; tra i vari ipotetici luoghi in cui è stata collocata dagli studiosi contemporanei, c’è il sito di Palazzo Conforti in via Tasso oppure l’area ove nel 2013 è nato il Roseto del Giardino della Minerva in Via Porta di Ronca. Eppure la Chiesa stava lì, sotto gli occhi di tutti, nessuno però la vedeva, in quanto adibita nell’800 ad edificio per abitazioni, e a tale scopo sopraelevata e dotata di finestre e balconcini.

Insomma è convinzione che la Chiesa corrisponda al fabbricato la cui facciata principale prospetta su uno slargo arricchito da una Fontana a muro settecentesca. Da notare come pure tra la facciata principale e la facciata su via Tasso esiste un’antica Colonna angolare, e siccome le colonne angolari venivano poste agli incroci viari, se ne deduce che l’immobile ex Chiesa ha avuto fin dalla sua nascita tre lati liberi da ingombri, ossia quello sud su via Tasso, quello est su Salita San Sebastiano, quello ovest sullo slargo ex Sagrato della Chiesa; l’unico lato non libero è stato ed è quello nord verso un Giardino pensile. Grazie ai documenti antichi giunti fino ai nostri giorni, sappiamo che San Bartolomeo de Coriariis risulta già esistente.

nel 1142, e che nel 1592 appare in rovina a causa del crollo di un muro del Giardino a monte, Giardino oggi individuabile in quello che insiste a nord del fabbricato. Nella cosiddetta Mappa del Plaium Montis del 1732, la Chiesa di San Bartolomeo (lettera “B”) è raffigurata isolata e ad ovest della Casa de Ruggiero (lettera “C”) che ai nostri giorni identifichiamo con Palazzo Conforti; quindi si desume che nel disegno la strada su cui la Chiesa insiste sia l’odierna via Tasso, e che gli spazi vuoti a destra e sinistra della stessa Chiesa siano rispettivamente l’attuale Salita San Bartolomeo e l’attuale slargo dinnanzi all’ingresso del Palazzotto.

Oltre agli elementi architettonici recentemente rinvenuti, è lecito pensare che al di sotto degli intonaci interni possano nascondersi degli affreschi e che sotto il pavimento del piano terra possano esserci altri reperti antichi o ambienti tipo una Cripta o una Chiesa Inferiore, come ci insegnano gli Scavi effettuati al di sotto di altre Chiese della parte antica di Salerno, si veda il caso di Sant’Andrea de Lama”.

In conclusione, Massimo la Rocca dice: “Faccio appello alla Soprintendenza Belle Arti affinché senza indugio intervenga per un sopralluogo sul sito dell’immobile per constatare i ritrovamenti già effettuati, per accertare lo scempio alla Colonna angolare, per avallare l’ipotesi che il fabbricato fosse una Chiesa, per mettere in guardia la ditta incaricata della ristrutturazione di non eseguire Scavi al di sotto dell’immobile senza la supervisione di un archeologo, per apporre infine un vincolo di tutela sull’immobile medesimo in quanto bene storico importante. Un grazie a Vincenzo De Simone per alcuni dati storici sulla Chiesa, e uno a Paola Valitutti per l’incoraggiamento e perché già nel 2010 mi portò a conoscenza della Mappa del Plaium Montis”.

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  • Un grazie particolare immagino non tardi ad arrivare dall”amico Ingegnere e dai proprietari dell’immobile.

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