A ottenere il titolo di 5millesimo componente della famiglia è Karol Scalone, 12enne di Ascea (Salerno) che ha sconfitto una profonda sordità ereditaria proprio grazie all’impianto, un percorso di cure iniziato dieci anni fa all’ospedale Santobono di Napoli, dove l’equipe del professor Gennaro Auletta ha impiantato bilateralmente il paziente, seguendo il piccolo e i suoi famigliari in tutti i passaggi del decorso post operatorio.
“La sorella maggiore di Karol è nata anche lei sorda ma all’epoca non esistevano screening neonatali che indirizzassero bimbi e genitori verso un percorso terapeutico specifico – racconta la mamma, Vanda D’Angelo – Pertanto, come a tutti i pazienti non udenti di un tempo, a mia figlia è purtroppo toccata la frequentazione della scuola per sordi, difficoltà nel comunicare con gli altri e, di fatto, una vita iniziata nella diversità”.
“Karol è arrivato parecchi anni dopo e nel frattempo la genetica e la diagnostica avevano fatto passi da gigante – prosegue – Il che ci ha permesso di conoscere la sua sordità ancor prima che nascesse. Ammetto che non l’ho presa bene all’inizio, ho impiegato un anno ad accettare la realtà ma, comunque, quando lui è nato, già sapevo quale iter avrebbe dovuto intraprendere. La sua crescita ha goduto di tutt’altre prospettive e io e mio marito abbiamo nutrito tutt’altre speranze”.
E infatti, chi non lo conosce, mai immaginerebbe la sua storia. Dietro quel tono di voce pulito e squillante e quel contegno maturo, si nasconde un “piccolo vulcano, socievole, compagnone e festoso” – come lui stesso si definisce.
Oggi frequenta la prima media nell’Istituto Comprensivo Parmenide di Elea: pagella esemplare, passione per mountain bike e videogame e, in barba a chi ancora crede la sordità non correlata alle dinamiche socio-relazionali e cognitive, il giovane Scalone studia musica e suona la tromba nell’orchestra della scuola.
“Senza avere gli impianti cocleari su entrambi i lati tutto questo sarebbe stato impossibile per Karol – sottolinea mamma Vanda, che ricorda anche che suo figlio è il primo paziente con impianto bilaterale del Meridione. “Se consiglierei l’impianto? – conclude – Non solo lo consiglierei ma, data la mia esperienza, ricorderei ai futuri genitori quanto sia importante che lo screening uditivo neonatale venga effettuato, dal personale sanitario, in modo corretto e scrupoloso. Una volta impiantato, Karol in pochi mesi ha conosciuto tutto l’alfabeto e in meno di un anno ha imparato a parlare”.
Cochlear Limited
Cochlear è il leader mondiale per soluzioni acustiche impiantabili. L’azienda vanta una forza lavoro di 3.000 persone in tutto il mondo e investe oltre 120 milioni di dollari australiani all’anno in ricerca e sviluppo. Nella gamma di prodotti si annoverano sistemi acustici per impianti cocleari, impianti a conduzione ossea e acustici. Oltre 450.000 persone di qualsiasi età in più di 100 nazioni ora riescono a sentire grazie a Cochlear. www.cochlear.com
L’ipoacusia
L’ipoacusia è un serio problema sanitario a livello globale: 460 milioni di persone, oltre il 5% della popolazione mondiale, sono affette da ipoacusia invalidante e si prevede che il loro numero triplicherà salendo a 1,2 miliardi di persone entro il 2050.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità 72 milioni di persone potrebbero beneficiare di un dispositivo acustico (compresi un impianto cocleare o un apparecchio acustico).
Nella diffusione della patologia, in Italia sono le fasce più giovani a destare maggior preoccupazione: un numero allarmante di giovani italiani si espone a livelli pericolosi di rumore, rischiando una perdita uditiva permanente. Il 95% dei giovani tra i 18 e i 24 anni sostiene di ignorare gli avvisi di volume dei dispositivi mobili pur di ascoltare l’audio a un’intensità superiore ai livelli di guardia.
Patologie uditive e pazienti
Secondo lo studio “Anovum Euro Trak 2017”, l’11,7% della popolazione italiana presenta problemi uditivi di varia entità. In questo bacino, la maggior parte dei soggetti (37%) ha più di 74 anni ma sono recentemente aumentati i casi di ipoacusia nei giovani fra i 15 e i 24 anni (dal 3% del 2012 al 4,2% del 2015) e nelle fasce di età intermedie. Tale incremento è legato non solo allo stile di vita moderno ma anche alla scarsa sensibilità del pubblico circa i problemi dell’udito.
Sensibilità e prevenzione
il 54% non si è mai sottoposto al test audiometrico a causa delle diffuse resistenze psicologico-culturali nei confronti dell’applicazione degli apparecchi acustici: la paura di essere criticati, il rifiuto del problema per la vergogna, la difficoltà nell’accettare il naturale processo dell’invecchiamento fanno sì che molte persone rinuncino a intraprendere percorsi di terapia basati sugli impianti o sugli apparecchi, sebbene molti studi clinici evidenzino una correlazione tra l’ipoacusia e alcune patologie neurologiche gravi come la depressione e l’Alzheimer
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