Se, poi, volevamo scontrarci da soli, organizzavamo le corse a piedi o, per chi le aveva, con le bici.
Quanto al nuoto, beh, il mare pulito ci consentiva di tutto e di più. E ci sembrò inutile la realizzazione della Piscina Comunale: chi avrebbe deciso di bagnarsi in una vasca chiusa tra tanta gente?
Sapevamo di Pietrangeli e Sirola, ma il tennis non ci “stava simpatico”. Forse, perché le racchette di budello erano da ricchi. Noi avevamo solo i tamburelli in pelle di pecora.
E conoscemmo il rugby quando, una mattina, si presentò a Scuola l’amico Antonio, grande e grosso come era, con un vistoso cerotto sulla fronte per uno scontro con un avversario. Ma fare a botte per rincorrere una palla “stramba” a due punte, ballonzolante di qua e di là, ci fece dubitare delle sue capacità mentali.
Non c’era altro. A parte le biglie, il cerchio e il fantastico “mazza e pivuzo”.
Solo dopo la metà degli anni ’60, con i “Giochi della Gioventù”, la pratica sportiva divenne una regola per tutti grazie al conferimento alle Scuole del compito di sviluppare la necessaria integrazione tra impegno fisico e mentale ai fini di un equilibrato sviluppo dei giovani.
Si avviarono sport “nuovi”, come pallacanestro o pallavolo, nelle palestre e nei cortili degli Istituti, dove c’erano, come al Tasso. Per molti, però, l’ora di ginnastica era ancora solo un’ora di svago.
Lo sviluppo amatoriale di ogni disciplina è venuto dopo, frutto del miglioramento delle condizioni sociali, di una più evoluta coscienza individuale e della maggiore disponibilità di strutture. Solo private, purtroppo, perché le pubbliche sono sostanzialmente ancora le stesse della nostra gioventù.
E, così, gruppi e sodalizi sono costretti ad autotassarsi, o a ricorrere a questue, per coprire le spese per l’utilizzo dei campi privati e per raggiungere quelli più adatti agli sport praticati. Perché, se abbondano i terreni per il calcio o il tennis, sono molto meno numerosi gli spazi per altri sport di gruppo, quali pallamano, pallavolo e pallacanestro, e possono anche mancare del tutto, come per il rugby. Ovviamente, ci limitiamo alle discipline diffuse, scusandoci con quelle di “nicchia”.
Copriamo con un velo pietoso l’atletica e altri sport individuali.
E, così, si girovaga tra il Palazzetto dei Cavalleggeri Guide – il PalaPalumbo, il PalaSilvestri di Matierno (che è basso), il capannone industriale del Vestuti (definirlo Palazzetto ci sembra eccessivo), o altre sedi private, con tutti i disagi causati dalla aleatorietà della sistemazione.
Epperò, se il diritto allo sport è davvero paragonabile al diritto alla vita/salute, allora la sua pratica dovrebbe essere agevolata dai responsabili della Comunità sia allestendo spazi di quartiere attrezzati, a libera fruizione, sia costruendo palestre da mettere a disposizione a “costo zero”.
Purtroppo, così non è.
Eppure, un Palazzetto era stato avviato, nell’anno 2009, con l’obiettivo di fare una vera e propria Città dello Sport per manifestazioni pubbliche di varia natura e varia umanità.
Purtroppo, il fallimento della ditta esecutrice ha bloccato ogni cosa e di quei lavori restano solo ruderi destinati ad essere abbattuti, perché inuti1izzabili. Costo sostenuto: 20milioni di euro, si dice.
C’è da chiedersi, in merito, perché mai non sia stato riavviato il cantiere, come per altre opere iniziate e sospese per fallimento. Pensiamo alla Lungoirno, al Tribunale, alla Stazione Marittima, alla Metropolitana, al Trincerone. E ce ne sono altre ancora.
Qualcuno ha giustificato l’anomalia osservando che la struttura era sovradimensionata rispetto al necessario e, quindi, essendo destinata a sport minori, non avrebbe alimentato adeguati ritorni.
Sport minori, rispetto a cosa?
Nessuno sport è minore per chi lo pratica. L’importanza dello sport dilettantistico non è in funzione dei soldi che è in grado di muovere, o dei margini di profitto, ma dell’arricchimento culturale, professionale, spirituale, morale che apporta ai giovani quale premessa per la costituzione di una società migliore, più coesa, più giusta, più equa, più sana. Perché lo sport amatoriale, quello che si pratica con fatica e sacrificio, senza ricompense o onori che non siano la personale soddisfazione, non riempie le tasche, migliora gli animi.
Ora, sembra che qualcosa si muova. E’ stata annunciata, infatti, la realizzazione di una Palestra, non un Palazzetto, nella parte orientale della Città. Evviva. In essa, troverebbero spazio proprio gli sport più autentici e più veri.
Ma, ci vien da chiedere: perché investire altri milioni quando con una spesa minore si potrebbe avere, in pieno Centro, un complesso polifunzionale, accessibile, di grande valore storico e affettivo?
Parliamo, ovviamente, del Vestuti, campo oggi utilizzabile per le gare campestri e per il quale sembra sia in corso la elaborazione di un progetto “pubblico/privato” che porterebbe al ridimensionamento dell’unico spazio, nella parte alta, ancora in grado di far alzare gli occhi al cielo e, di notte, di vedere le stelle. Ne abbiamo già parlato (cfr. pagina FB), sottolineando che, per noi, quest’area costituisce un patrimonio inalienabile della Città e che tale deve restare.
Con la eliminazione delle mura, della curva nord e con il ridisegno di parte della sud, il Vestuti potrebbe essere trasformato in un parco urbano “all’inglese”, completamente piantumato, recintato a vista, nel quale il rettangolo di gioco sarebbe circondato da campi polifunzionali, da piste ciclabili, da percorsi della vita e giardini.
Sotto la tribuna, monumento storico, si potrebbero allocare palestre multidisciplinari, spazi complementari, studi medici, bar e attività di ristorazione, mentre la Curva Sud sarebbe destinata a tramandare la gloria sportiva della squadra cittadina mediante ampi spazi fotografici e museali.
L’intervento creerebbe un polmone verde nel “centro del centro”, un’area aperta caratterizzata da colori e da odori, accessibile a tutti, con una fortissima utilità sociale perché in grado di sviluppare una stretto legame di solidarietà tra sportivi e Comunità. Il “Campo Vestuti Centrale”.
Sarebbe una degna sede per le tante associazioni sportive che pure consegnano allori alla storia di questa Città: nella pallamano, la Salerno Handball Team vanta sette scudetti, 5 Coppe Italia, 4 Super Coppe; nella pallacanestro sono presenti la Hippo Basket, la Virtus Arechi, la Pallacanestro Salerno, la Salerno Basket femminile; nella pallavolo, la Indomita, la Volley e altre ancora; nel rugby, l’Arechi e la Z.O. che, tra l’altro, non hanno campi dedicati e giocano su terreni adattati per l’occasione, come il campo di Casignano.
Il nuovo Vestuti sarebbe una struttura da esibire con orgoglio alle squadre ospiti, come prova dell’alto livello di attenzione al sociale. E con la fierezza della memoria sportiva.
Investire per sostenere discipline prive di un quantificabile ritorno economico, ma utili alla crescita delle future generazioni, è sinonimo di grande amore per i giovani e per la vita pulita, onesta e vera. Del resto, non sembra si possa sostenere che sport “maggiori”, economicamente proficui, abbiano apportato significativi ritorni di immagine alla Città.
Probabilmente, perché graditi a chi pratica il migliore degli sport: quello di stare seduto sul proprio divano facendo i conti e guardando gli altri giocare.
Questa Città ha bisogno di amore.
e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com
pagina fb: Associazione io Salerno
P.S.: con questo commento, sospendiamo l’appuntamento settimanale. Ringraziamo chi ha avuto la pazienza di seguirci e chi ha ritenuto di condividere il nostro impegno. Ma anche chi ha espresso dissenso. Non si finisce mai di imparare.
Riprendiamo a Settembre, continuando a offrire il nostro contributo di idee per un futuro migliore per tutti. Possono essere proposte ingenue e fantasiose, ma solo la prova del nostro amore verso una Città che ha bisogno di amore.
Buona salute e felicità a tutti.
Ricordatevi che al Vestuti si allenano ogni giorno centinaia di persone (soprattutto ragazzi) che praticano l’Atletica Leggera, essendo l’unico impianto cittadino con pista, buca per i salti, gabbia per i lanci, ecc..
Proprio per tutelare i praticanti degli sport “minori” (ma in questo caso sarebbe più opportuno dire: i praticanti della regina degli sport) qualsiasi proposta o progetto non può non tenere conto di ciò, e non vedo come “piste ciclabili” o “polmoni verdi” possano convivere con un campo di atletica.
Certamente la struttura ha bisogno di lavori di restauro. La buona notizia è che in estate dovrebbe essere rifatta la pista, ormai consumatissima.
Ben vengano le vostre proposte ma gli spazi aperti del Vestuti non possono diventare nè parco, nè pista ciclabile, nè museo permanente della Salernitana (di cui peraltro sono tifoso) come aveva suggerito qualcun’altro. Il Vestuti è l’unico impianto per fare atletica in città e come tale va riqualificato.
Avete dimenticato l’Hockey a rotelle e il pattinaggio presenti a Salerno dal lontano 1954 con grandi prestazioni a livello europeo e nazionale.