Dopo il taglio delle ore di Alternanza Scuola Lavoro, modificata nella dicitura di chi ama sigle ed acrostici PCTO ( Percorso per le Competenze Trasversali per l’Orientamento), eliminata la terza prova del test a risposta aperta o/e chiusa, come da Decreto del precedente Governo, il nuovo che avanza ha deciso di modificare la prima prova di Italiano e il colloquio orale, non previsto dalla normativa vigente.
E certo, che “nuovo”Governo è, se non Riforma la scuola italiana, la più riformata con decreti e direttive dell’ultimo secolo?
Soprattutto sul 90esimo, ai rigori con i supplementari in corsa, in una partita fino all’ultimo respiro, dove si rincorre la palla delle novità ad horas, tutti sono andati in affanno, candidati e commissari d’Esame, docenti e dirigenti, che fino a maggio non sapevano come regolarsi per predisporre documenti e buste per il colloquio orale, dove protagonista assoluta è stata la casualità e non certo la competenza e la conoscenza dello studio.
Ma come in una magnifica orchestra jazz, l’improvisation ha reso armonico comunque il tutto, sempre grazie alla professionalità dei docenti e dei presidenti, all’impegno dei ragazzi, che nonostante ciò volevano dimostrare, con dignità, che studiare è utile a prescindere.
Volti sconvolti chiaramente sia di fronte alle tracce dei compiti d’italiano, nelle quali lo sfondo integratore era sempre la storia, ma quella di anni mai studiati, né conosciuti dagli studenti, troppo giovani per quella memoria giornalistica e non scolastica, troppo fermi al primo novecento per conoscere così nel dettaglio fatti e conseguenze del dopoguerra.
Eppure si sono impegnati tutti per non restare inermi anche davanti a quelle tre buste da quiz televisivo, che rappresentavano uno spunto trasversale, interdisciplinare, argomentativo che solo una mente allenata e onnisciente può affrontare.
Volti perplessi ma dignitosi, sguardi persi che tra una lacrima e un sorriso iniziano a parlare sottovoce e poi man mano a prendere fiato e a correre per fare goal o almeno conquistare un pareggio tra il sapere di non sapere, tra il nozionismo di gentiliana scuola tutta italiana.
Le linee guida, che non sono più programmi nella secondaria di secondo grado, privilegiano pur sempre i contenuti senza i quali le competenze sono favole d’altri tempi.
Pianti, rabbia, poca soddisfazione solo per chi ha una mente con mappe concettuali stampate nell’emisfero destro e sinistro, in circuito di neuroni sempre accesi. Disperazione per chi resta tra gli ultimi per sempre.
A cosa serve modificare un Esame di Stato, se poi mischiando le tecniche di carte obsolete, non si riesce a valorizzare né competenze, né conoscenze degli studenti?
Tra l’imbarazzo generale delle Commissioni d’esame, alle quali in migliaia hanno rinunciato questa volta, resta l’amarezza di un’occasione perduta, di un esame importante che ha segnato la vita di molti di noi, che quel giorno decise cosa fare da grande, in base ad una scelta dettata dalla consapevolezza del sapere.
Oggi, in quella che Bauman definisce “ società liquida”, studenti e docenti sono rimasti pervasi dall’ inafferabile, fluido, per nulla solido Esame, che non potrà certo magicamente trasformarsi in solidità del futuro, ma solo nell’aereo gassoso, nebulizzato e confuso pensiero del come, quando e perché!
Gilda Ricci