“Abbiamo sottoscritto un accordo triennale con il Centro Ricerche – apre il direttore Romano – che prevede soprattutto strategie di sensibilizzazione e conservazione delle tartarughe. Il Parco è da sempre molto attento al benessere di tutti gli animali, in particolar modo delle tartarughe marine che hanno scelto il Cilento per nidificare”. Tre gli obiettivi specifici della collaborazione, la protezione dei nidi, la scientificità del fenomeno e l’incremento delle opere di sensibilizzazione.
“Metteremo in campo diverse azioni di grande valore ambientale su questo tema – chiarisce il presidente Pellegrino -. La tartaruga è ormai divenuta il simbolo del Parco, fa parte del nostro vissuto e dobbiamo tutelarla con ogni strategia possibile.
Abbiamo scelto di collaborare con la realtà più importante e più riconosciuta del territorio, che da anni ormai rappresenta un’eccellenza. Attiveremo in particolar modo delle campagne di sensibilizzazione per formare ed informare i cittadini sull’importanza di tutelare le Caretta Caretta e su come riconoscere ed individuare un nido. Cercheremo poi di comprendere il fenomeno scientificamente e capire come mai proprio iI Cilento è divenuto una delle loro mete preferite”.
Nel Mar Mediterraneo occidentale il 50% dei nidi vengono identificati proprio nel Cilento, fino al 2012 questo fenomeno era considerato occasionale. “Da anni ormai siamo attivi sul territorio e abbiamo sempre avuto il sostegno e il supporto del Parco – Sandra Hochscheid, coordinatore del Centro Ricerche “Tartarughe marine” – siamo impegnati particolarmente nell’identificazione dei nidi e dal 2012 ogni anni troviamo dei nidi che ci vengono segnalati da chi li avvista in spiaggia. Tutti possono dare un contributo al mare e all’ambiente.
Si deve sensibilizzare la popolazione e i pescatori a segnalare i nidi, è fondamentale per la loro salvezza”. Infatti è sistematico che i nidi non segnalati non vadano a buon fine, i neonati, la maggior parte delle volte, non riescono a raggiugere il mare.
“E’ necessario che tutti collaborino – aggiunge Andrea Affuso, Direttore Sanitario del Centro “Anton Dohrn” -. Chi individua un nido dovrebbe immediatamente chiamare la Capitaneria, fotografare e restare in attesa di soccorsi, o nel caso si trovi di fronte ad un tartaruga spiaggiata non metterla in mare ma aspettare un veterinario, se è spiaggiata è evidente che c’è qualcosa che non va”