Tutto parte dall’«encoder», un dispositivo elettronico creato appositamente per piratare il segnale delle pay-tv: l’uomo, racconta oggi Il Mattino, aveva in casa 60 decoder di Sky, tutti con regolari abbonamenti intestati ad altrettante persone, ognuno sintonizzato su un canale diverso 24 ore su 24. Poi tutti i box Sky erano collegati, invece che alle tv, all’encoder che trasmetteva il segnale su alcuni server situati fuori dall’Italia che poi inviavano le immagini a migliaia di abbonati a «Pezzotto-Tv»:
L’encoder serve infatti per nascondere i codici degli abbonamenti dai quali viene estratto il segnale per poi riprodurlo illegalmente migliaia di volte e rivenderlo ai consumatori. Stavolta gli uomini della Postale di Palermo guidati dal commissario Vincenzo Di Piazza, dirigente della Polizia per il contrasto al cyber-crime, sono riusciti ad intervenire perché sono stati capaci di individuare direttamente la sorgente da dove partiva il segnale, quei 60 decoder sintonizzati ognuno 24 ore su 24 su un canale diverso.
Più complesso è risalire invece alle organizzazioni e soprattutto fermare chi noleggia i server ai pirati digitali. Il sistema utilizzato a Palermo è lo stesso scoperto già molte volte in altre zone d’Italia. Già nel 2017, a Scampia, fu sgominata un’organizzazione criminale con collegamenti in altri Paesi europei.
I pirati informatici infatti comprano o noleggiano dei server situati fuori dall’Italia. I server immagazzinano i segnali provenienti dai decoder e poi li reindirizzano sulle scatolette “Pezzotto” dei clienti che possono così godersi partite e cinema pagando meno di un terzo degli abbonamenti legali. Le principali società che noleggiano ai pirati i server in hosting sono situate in Qatar, Emirati Arabi e in vari Paesi europei. Tra questi anche un’azienda olandese – la Worldstream–che si ritiene trasmetta almeno il 50 per cento della tv pirata.