primo semestre del 2019 si è chiuso infatti con una crescita del 6% rispetto allo stesso periodo del 2018, grazie alla centralità dello scalo campano per il network delle Autostrade del Mare: in sei mesi di attività è già stato movimentato un totale di merce rotabile pari a oltre 4 milioni di tonnellate. Domenico De Rosa, Amministratore Delegato del Gruppo SMET, operatore logistico intermodale leader a livello europeo, fondato a Salerno 70 anni fa, ha commentato il risultato positivo registrato dallo scalo campano:
“I dati resi noti dall’Autorità Portuale del Mar Tirreno Centrale confermano la crescita del segmento ro-ro, in controtendenza con quanto sta accadendo per altre tipologie di traffico marittimo: una crescita costante, a testimonianza del fatto che le aziende italiane e gli operatori logistici hanno perfettamente compreso i vantaggi delle Autostrade del Mare”.
“Solo lo sviluppo del network di Autostrade del Mare può garantire un trasporto davvero sostenibile – ha aggiunto De Rosa – Per questo motivo SMET ha scelto da tempo l’intermodalità, in partnership con il Gruppo Grimaldi, contribuendo così in maniera decisiva allo sviluppo e all’affermazione di questa modalità di trasporto. Dal porto di Salerno sono già operativi da tempo numerosi collegamenti marittimi, tra cui i più frequentati sono quelli per la Penisola Iberica, la Sicilia, la Sardegna, Genova e il Nord Africa”.
Ed ha concluso: “Ritengo che per il nostro porto si prospetti, nell’immediato futuro, un’ulteriore e significativa opportunità di crescita nel segmento ro-ro, grazie ai lavori di dragaggio che dovrebbero iniziare nel mese di novembre. In seguito a questo intervento, il Gruppo Grimaldi potrà posizionare entro il 2020 le nuove navi da 500 trailer, che daranno un forte impulso al trasporto intermodale”.
Ed è la volta buona che si delocalizzi nella zona industriale lasciano libero l’accesso alle porte della costiera amalfitana. Un porto che non serve sicuramente ai cittadini che anzi sono sempre più infastiditi dal chiasso che procurano i portuali con i loro megafoni 24h/24 in barba ad ogni principio etico e in assenza di controlli da parte delle autorità competenti.
Che analisi superficiale quella espressa alle 14:00!
La bacchetta magica non basterebbe per una delocalizzazione del porto dai risvolti complicatissimi, se non impossibili. Piuttosto c’è da concentrarsi su come ottimizzare le infrastrutture di terra per adeguarle ai maggiori traffici attesi da via mare.
La delocalizzazione di un porto intesa come rimozione dell’esistente e ricostruzione di analoga infrastruttura 15 – 20 km più a sud sarebbe un’impresa ciclopica per l’Italia attuale. Oggi come oggi sarebbe fantascienza. Piuttosto dovremmo adeguare la rete viaria di servizio e completare l’area retroportuale per fare in modo che non muoia. Ma, a quanto sembra, non siamo capaci neanche di fare questo.
In più di dieci anni non siamo stati capaci di fare una galleria e una rotatoria e qua ancora parlano di spostare il porto. Ma per piacere.
Speriamo arrivi Aponte e trasformi il porto in polo croceristicocon piccolo spazio a ro/ro e merce varia lasciando qualche piccola compagnia porta containers.
Che visione e auspicio minimali quelli evocati da Saluti e baci!!
Ristretti solo in un piccolo mondo aperto su un mercato crocieristico-commerciale dagli orizzonti limitati e di sviluppo incerto. Sarebbe veramente voler salutare, senza possibilità di ritorno, una realtà di cui va solo perseguito lo sviluppo, con adeguate opere infrastrutturali.