Il festeggiato cambiava l ‘ elegante disposizione della sala scelta , si spostavano poltrone, divani, sedie e tavoli. I tappeti, tolti, arrotolati e nascosti sotto i divani. La nuova disposizione prevedeva un allineamento perimetrale di sedie e divani da lasciare lo spazio libero al centro destinato al ballo . Ballavano tutti, le bruttine nei balli lenti facevano da tappezzeria.
Il tavolo grande veniva accantonato in un angolo e la mamma preparava la tovaglia,bianca ed elegante, dove si sarebbero appoggiati in un determinato momento della serata tartine, pizzette, rustici e coca cola .
Il televisore era sempre presente ma rigorosamente spento. In un angolo il giradischi con il braccio e tanti dischi quasi tutti 45 giri. La serata incominciava alle 18,30 e terminava alle 22,30
Le prime a giungere erano sempre le ragazze che da subito si facevano indicare il bagno per gli ultimi ritocchi al vestito , ai capelli e al trucco.
Durante la festa era proibito per ordine del festeggiato l’ ingresso ai genitori, nonni e cani e mal si sopportava la presenza dell’ immancabile fratello più piccolo che voleva parlare solo di ” pallone” con gli ospiti. Alla mamma era consentita la presenza per la torta e pizzette varie.
Durante la festa si alternavano, un gruppo di balli lenti agli svelti. I 15 anni di successi dal 60 al 75 furono tutti ballati, da Edoardo Vianello fino ai Delirium .
Il ballo lento aveva un suo significato e il suo risultato veniva deciso da come la coppia si disponeva all’ abbraccio. Il balcone della sala era fondamentale per decisioni immediate da prendere : mi fidanzo ? Lo bacio , ci parlo o ci penso.
Con la meta ‘ degli anni ’70 tutto finisce , il costume cambia e le feste, le belle feste a casa rimangono un ricordo un dolce ricordo di una Salerno e una Italia che non c’ e’ più . A proposito dopo la festa scattava l’ appuntamento del gruppo maschile per la domenica , Varese, Nettuno, Cannavale, Tafuri la mattina , Vestuti il pomeriggio. Dal Gobbetto pizza e birra 350 la sera, se vivevi al Torrione dal grande pizzaiolo ‘ o muto.
di Adolfo Gravagnuolo