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Crisi Governo, De Luca: “PD, basta iniziative e parole a ruota libera”

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Fra i nostri militanti, nei territori, fra i tanti impegnati in un lavoro duro nelle istituzioni e nella società, cresce un sentimento di sconcerto, di incredulità, e di rabbia per le immagini di divisione e di confusione che trasmette il Pd nazionale.

In un momento decisivo per il Paese, e per la tenuta della nostra democrazia è doveroso pretendere parole e comportamenti adeguati. Iniziative e dichiarazioni a ruota libera servono solo a compattare – come sta avvenendo – il centrodestra intorno alla Lega.

In questo momento il presupposto di tutto è l’unità e la tenuta del Partito Democratico. La precondizione per tutelare il futuro dell’Italia è la compattezza e il protagonismo responsabile del Pd. Ogni altra idea sarebbe illusoria ed esiziale per la democrazia italiana. D’altronde, c’è stato chi, avendo il 41 per cento di consensi, ha fatto prevalere l’interesse nazionale sulle convenienze di parte. È bene non perdere quel senso di responsabilità che si è mostrato allora. Ed è bene ricondurre tutto a un dibattito ordinato, rigoroso e libero, negli organismi dirigenti, non appena la crisi di governo sarà formalizzata.

La situazione è estremamente complessa. Vi sono accelerazioni e forzature mai viste. È cambiato tutto nella vita politica del Paese. E noi dobbiamo rompere schemi tradizionali, essere pronti a rispondere in maniera adeguata a queste novità, cambiando, innovando, correggendo quello che è necessario.

Siamo di fronte a un bivio drammatico. Da un lato, non possiamo pensare a un’intesa improvvisata automatica e acritica con i Cinquestelle. L’immagine di trasformismo che trasmetteremmo al Paese e ai nostri militanti, dopo anni di scontri, sarebbe insostenibile, al limite del suicidio politico. Dall’altro lato, non possiamo rimanere in una posizione di passività e quasi indifferenza di fronte ai pericoli di una deriva autoritaria nel nostro Paese, contemplando lo svuotamento della nostra Costituzione, il degrado e la perdita di dignità delle istituzioni, la crescita inaudita di un clima di odio e di aggressività permanente.

E allora? C’è un’alternativa? C’è forse una strada molto stretta, ma c’è.

Tutti devono mettersi in gioco, davanti al Paese, senza mascheramenti. È possibile pensare a pochi punti di un programma per l’Italia, sui quali aprire un confronto parlamentare, alla luce del sole. Io penso non ai programmi-enciclopedia, ma a pochi punti dirimenti.

1) Il lavoro. Proporre per il Sud un piano per l’occupazione serio, vasto, in grado di dare da subito una speranza di futuro a decine di migliaia di giovani.

2) La sicurezza. C’è bisogno qui, di una svolta radicale. Occorre liberarsi di ideologismi che servono solo a salvarsi la coscienza, e poi regalano milioni di persone alla Lega. Il bisogno di sicurezza nella società di oggi ha lo stesso valore del lavoro. Non è un tema che deve continuare a imbarazzare una forza progressista, come ancora oggi capita. Sono possibili e necessarie proposte operative (in Italia, in Europa, alle Nazioni Unite) tali da tenere insieme umanità e sicurezza.

3) Riforma della Giustizia. Possibile che su un tema decisivo ancora non ci sia una posizione chiara? Occorre una difesa piena dell’autonomia della Magistratura. Per il resto occorrono riforme profonde. Discutere sulla separazione delle carriere senza tabù. No a tempi di prescrizione dilatati all’infinito. No all’abuso di ufficio in forma demenziale.

4) Riforme costituzionali serie e condivise da tutti. La riduzione dei parlamentari è demagogia spicciola rispetto alle questioni di sostanza. Siamo una democrazia giovane. No a forzature con leggi elettorali che consentono sbocchi autoritari. Forme di autonomia che sburocratizzino lo Stato ma tutelando l’unità nazionale e l’uguale diritto dei cittadini a usufruire dei grandi servizi di civiltà.

5) Una grande politica per l’Ambiente e le Infrastrutture. Ma è davvero impossibile, per i riformisti intelligenti, aprirsi ai temi ineludibili dell’ecosistema, e, insieme, agli obiettivi di modernizzazione del Paese?

Parliamo allora di queste cose. Proponiamo ai nostri interlocutori un confronto su questi temi. I Cinquestelle dovranno fare i conti con gli ideologismi, la banalizzazione dei problemi, con il linguaggio violento e aggressivo diffuso per anni. Si potrà verificare se le dure lezioni della realtà li hanno portati a capire quali sono le cose fondamentali da difendere e quanto sia complessa l’attività di governo. Non credo che ci sia al loro interno soltanto la preoccupazione di evitare un disastro elettorale. È lecito sperare che anche esponenti come Grillo, al di là degli eccessi di questi anni, ma per la loro storia ed esperienza di vita più profonde, abbiano potuto riscoprire l’esigenza assoluta di difesa dei valori democratici. E noi stessi, parlando su quei temi, saremmo chiamati a presentarci in termini nuovi, anche autocritici, rispetto a nostre posizioni tradizionali. Questo percorso trasparente, pubblico, intellettualmente onesto, ci consentirebbe di presentarci con assoluta dignità di fronte all’Italia e ai nostri interlocutori. Se dovessero esserci margini per intese politiche di lungo respiro, e di sostanziale coerenza, tali da rendere possibile anche l’approvazione di una manovra finanziaria pesante, allora nessuna remora a concretizzare accordi di governo. In caso contrario, avendo dato prova sia di apertura che di senso di responsabilità nazionale si vada ad elezioni subito. Potremo affrontarle con lo stesso programma, e senza paura di nessuno

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