Il Leader politico di uno dei due Partiti che sostengono l’attuale Governo, Ministro dell’Interno in carica, dopo un anno di duro lavoro al Viminale e in Europa, dopo aver contribuito a dare serenità e garantire l’ordine pubblico nel Paese, dopo aver ottenuto risultati straordinari sul tema della sicurezza urbana, a pochi giorni dall’ultima fiducia ottenuta in Parlamento sul secondo drammatico ed inutile c.d. Decreto Sicurezza, decide di proporre in pieno agosto una mozione di sfiducia contro il proprio Esecutivo e propone un’accelerazione forzata ed incomprensibile – che, ovviamente, non compete a lui – verso il voto.
Il tutto facendo correre il rischio concreto al Paese di un aumento dell’Iva al 25 % a causa del c.d. esercizio provvisorio.
Nel frattempo, siccome a dispetto dei proclami è ben attaccato alla poltrona, pensa bene di non dimettersi dal Viminale, non ritira i propri Ministri e Sottosegretari, e infine, nel corso della discussione di ieri in Senato sul calendario in cui viene sconfitto su tutta linea, propone in extremis (ascoltate bene!) di non votare subito la mozione di sfiducia presentata, ma – in preda all’ennesimo colpo di sole estivo o disorientato dall’ultimo Mojito – tenta un disperato bluff.
Suggerisce all’amico (sic.) Di Maio di votare insieme la riforma costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari da 945 a 600 e sfiduciare subito dopo il Premier Conte, per andare immediatamente ad elezioni anticipate rieleggendo però 945 Deputati e Senatori.
Ovviamente era una grande balla. Si trattava, infatti, di una proposta non solo incomprensibile da un punto di vista logico, ma anche irrealizzabile sotto un profilo tecnico-giuridico.
È evidente infatti – com’è trapelato anche da ambienti dello stesso Quirinale – che non si può “congelare” una riforma costituzionale, per cui dopo l’eventuale approvazione del taglio dei parlamentari dovrebbero passare vari mesi, ai sensi della nostra Carta e delle leggi costituzionali vigenti, prima di poter tornare al voto.
L’ultima giravolta, l’ultimo tentativo di cambiare le carte in tavola, quindi, pensando di poter prendere in giro le altre forze politiche e gli italiani, utilizzando le istituzioni democratiche a suo piacimento, senza rispetto delle regole e dei ruoli che il Parlamento e il Colle ricoprono in un’eventuale crisi di Governo.
Il perché di una caduta così grossolana è da ricercare forse in una semplice considerazione. La verità è che il Capitano coraggioso ha paura.
È fuggito da una manovra di bilancio impossibile, lacrime e sangue. È scappato dalle sue responsabilità di fronte ad un Paese più insicuro e pericoloso da quando è diventato Ministro dell’Interno. Ha evitato, anche a costo di far cadere un Governo, il dibattito in Parlamento sul c.d. Russiagate o Moscopoli.
Nei suoi primi tour estivi al Sud ha collezionato solo contestazioni e critiche. In Europa si sente isolato e senza sostegno alcuno, dopo aver perso anche l’occasione di proporre un proprio nome come Commissario europeo.
Ieri ha provato, allora, una disperata via di fuga in extremis da una gestione politica della crisi che non segue più i suoi dictat e che potrebbe anche non condurre al voto ma addirittura ad un Governo di legislatura, tirando un’esca al M5S per riaprire i giochi e immaginare addirittura un passo indietro sulla sfiducia, così da trascinare il Paese in uno stallo infinito ormai davvero inaccettabile ed insostenibile. E le dichiarazioni del Ministro Centinaio di questa mattina, poi prontamente smentite dallo stesso Salvini, lasciavano intravedere qualche leggero ripensamento al riguardo.
Sono capaci di tutto, ma ora devono andare via.
La smettano con i giochi di prestigio e i sotterfugi.
Salvini sia coerente e si dimetta immediatamente. Il Viminale non è la sede distaccata del suo ufficio al Papeete.
La crisi di governo si sviluppi in Parlamento, e poi ci si affidi fiduciosi alla saggezza del Presidente della Repubblica.
Partito Democratico
Deputati PD