Allo studio ha partecipato anche Enrico Ammirati, cardiologo del De Gasperis Cardio Center del Niguarda di Milano e co-ricercatore principale dello studio, insieme a Carlo Vittorio Cannistraci del Max Planck Institute di Dresda.
“In questo articolo in cui si è andati a vedere come la stagionalità influenza la circadianità dell’insorgenza dell’infarto si è messo in luce come le notti d’estate proporzionalmente hanno un maggior numero di eventi rispetto alle notti d’inverno”, spiega Ammirati.
“Il fenomeno riguarda gli infarti ‘Stemi’, cioè quelli con un’anomalia specifica nel tracciato dell’elettrocardiogramma, segnale di un’ostruzione acuta e totale della coronaria. Tecnicamente, l’incremento relativo del numero di infarti notturni rispetto a quelli diurni nel periodo estivo rispetto alle altre stagioni dell’anno si chiama ‘summer shift'”, sottolinea la ricerca.
A determinare la variazione nel rapporto tra infarti diurni e notturni “sarebbe l’intensità della luce durante il giorno e non la sua durata. Nei pazienti di Singapore (che trovandosi sull’equatore non ha una vera e propria stagione estiva), ad esempio – riporta la ricerca – l’osservazione ha riscontrato lo ‘shift’ nelle giornate meno nuvolose: quelle, appunto, in cui la luce solare era più intensa”.
Fonte AdnKronos