La donna, come aveva fatto altre volte, si era presentata ai colloqui per vedere il figlio, originario di Battipaglia. Questa volta, però, ad aiutare gli agenti è stata la tecnologia e, precisamente, il nuovo metal detector di ultima generazione “Manta Rey”, in grado di segnalare la presenza di circuiti elettronici e telefonini.
L’apparecchiatura ha fatto scattare l’allarme e, così, si sono partiti i controlli che hanno evidenziato come la signora nascondesse, nella biancheria intima, un involucro con all’interno i tre cellulari completi di batteria e due cavi usb.
«Siamo soddisfatti per il lavoro svolto dal personale di polizia penitenziaria in servizio presso l’Unità operativa Colloqui – evidenzia Emilio Fattorello, segretario nazionale del Sappe – che con grande professionalità e zelo ha rinvenuto e sequestrato gli oggetti non consentiti». Fattorello elogia il gran lavoro di tutti gli agenti di polizia penitenziaria in servizio presso la Casa circondariale di Fuorni che, da tempo, devono fare i conti con gravi carenze d’organico e la pochezza di mezzi a disposizione. «Nonostante le mille difficoltà – sottolinea il sindacalista – il personale del carcere salernitano riesce, anche sotto organico e con carenza di mezzi, a garantire la legalità e l’ordine nell’Istituto». E infine lancia l’allarme: «Il numero dei telefoni rinvenuti, che dovevano essere consegnati al figlio ristretto fa comprendere pienamente che ormai gli Istituti penitenziari siano diventati veri e propri call-center».
Fonte cittàdisalerno.it