L’agroalimentare nazionale – ricorda Prandini – vale il 12% del Pil e offre lavoro a 1,3 milioni di addetti, ma è soprattutto un elemento di traino per l’intera economia anche all’estero dove rappresenta il vero simbolo del Made in Italy.con 41,8 miliardi di euro di esportazioni, aumentate del 47,8% dal 2008 nonostante la recessione.
E’ dal 1972 con Carlo Scarascia Mugnozza, nella Commissione Mansholt, che l’Italia non ha un proprio rappresentante all’agricoltura nell’ambito della Commissione europea a conferma della disattenzione nei confronti del settore degli ultimi decenni, nonostante la grande rivoluzione che è avvenuta nelle campagne italiane che sono diventate – sottolinea Prandini – una realtà da primato a livello internazionale per sostenibilità economica ed ambientale ma anche per la capacità di offrire lavoro alle nuove generazioni.
L’agricoltura nazionale è la più green d’Europa con l’Italia che – precisa Prandini – è l’unico Paese al mondo con 5155 prodotti alimentari tradizionali censiti, 297 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, ma è anche leader in Europa con quasi 60mila aziende agricole biologiche e ha fatto la scelta di vietare le coltivazioni Ogm e la carne agli ormoni a tutela della biodiversità e della sicurezza alimentare.
Proprio su questo – continua Prandini – l’Italia può fare da apripista in Europa sulla trasparenza dell’informazione ai consumatori estendendo a tutti i prodotti l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti e consentire di sapere da dove viene il grano impiegato nella pasta, il latte utilizzato nei formaggi, o il pomodoro nella salsa”. L’Italia – denuncia Prandini – grazie al pressing della Coldiretti è all’avanguardia in Europa per la trasparenza delle informazioni sulle etichette degli alimenti ma questo primato rischia di essere cancellato dall’entrata in vigore nell’aprile 2020 delle norme europee fortemente ingannevoli per i consumatori.
Un Commissario italiano peraltro occuperebbe un posto chiave nelle politiche europee con l’agricoltura che è settore piu’ integrato dell’Unione e per questo rappresenta la voce piu’ importante del bilancio comunitario ma – conclude Prandini – è anche strategica negli accordi commerciali dove è anche necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino lo stesso percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute”.