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Governo Pd-M5S: reddito di cittadinanza sarà modificato

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Tutto da rimescolare. Come quando si gioca a briscola. Non solo quota 100. Il Partito democratico, in vista dell’accordo di governo con i pentastellati e della prossima legge di Bilancio, oltre a puntare a un depotenziamento della misura bandiera della Lega di Matteo Salvini, preme per modificare il reddito di cittadinanza. Ma in questo caso la strada si preannuncia in salita. Se da un lato i cinquestelle paiono disposti ad avallare una revisione del pacchetto con cui da quest’anno è possibile uscire in anticipo dal mondo del lavoro con 62 anni di età e 38 di contributi, dall’altro non hanno alcuna intenzione di rinunciare al loro cavallo di battaglia. Ne sono consapevoli i democratici, che si accontenterebbero in questa fase di raggiungere un accordo di massima per una riforma light del sussidio targato M5S.

l Partito democratico chiede innanzitutto d’implementare il meccanismo per l’inserimento nel mondo lavorativo degli aventi diritto al reddito di cittadinanza. Va ricordato infatti che da questo punto di vista il nuovo strumento non ha dato per ora risultati. I primi patti per il lavoro erano attesi per l’inizio di luglio: diversamente da quanto era stato previsto, i membri delle famiglie che risultano immediatamente attivabili li sigleranno a partire dall’inizio di settembre. In queste ore si ragiona quindi sulla possibilità di inasprire le sanzioni nei confronti di chi non si presenterà nei centri per l’impiego il giorno della convocazione e di chi, in seguito all’avvio del percorso di reinserimento occupazionale, non parteciperà alle iniziative di orientamento e ai progetti indicati dagli operatori. Il rischio che si verifichino defezioni è elevato, a causa dei bassi importi erogati su molte delle card in circolazione. Per chi ha ricevuto somme al di sotto dei 300 euro il gioco potrebbe non valere la candela. Al momento la legge prevede già sanzioni severe per le famiglie che hanno avuto accesso al sussidio nel caso in cui non si dovessero presentare nei centri per l’impiego quando convocate: a chi diserta il primo colloquio viene sospesa l’erogazione del bonus per un mese, una seconda assenza costa due mensilità del reddito di cittadinanza, mentre dopo tre appuntamenti mancati senza giustificato motivo il diritto al beneficio viene revocato

Fonte Il Messaggero

 

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