Di tale immagine la didascalìa originale ottocentesca del fotografo transalpino dice Amalfi, la didascalìa contemporanea presente sul sito web succitato della Biblioteca Nazionale di Francia (con sede a Parigi) diceva Amalfi, ma in realtà il luogo raffigurato era ed è Salerno. Segnalai subito l’errore al sito web della Biblioteca parigina, che nel giro di pochi giorni corresse la propria didascalìa, sicché oggi in relazione alla foto si legge “Chemin montant sur les hauteurs de Salerne” (traduzione: “Percorso in salita sulle alture di Salerno”).
Il soggetto principale della foto è un elegante Portale barocco (al centro) ancora oggi esistente anche se assai deturpato (pics2-3 fonte Massimo La Rocca), un Portale che sembrava aperto sul nulla, sul cielo, forse la Porta del Paradiso; in una scena immaginaria con un viandante e un indigeno, il secondo replicò al primo ‘Per il Paradiso? Prima di arrivare a Salerno città, svolti a sinistra, una piccola ripida salita, ed è fatta, la Porta è sempre aperta, ma, pria di entrar, tiri a destra la corda del campanello!’; non a caso, pochi anni prima della foto di Le Dien, il celebre poeta tedesco August von Platen, che in più occasioni visitò l’Hippocratica Civitas, definì Salerno una città paradisiaca!
Il Portale di Via Spinosa, per le volute barocche poste a coronamento, mi ricorda vagamente un Portale (pic4 fonteCarnets-voyage) (in basso al centro) tutt’oggi esistente ad Amalfi su una lunga salita all’esterno del Convento dei Cappuccini, e chissà quanti altri simili ne esisteranno in Costiera Amalfitana, quindi Le Dien, nel comporre la didascalìa della sua foto in oggetto, fece confusione, andando ad attribuire ad Amalfi il Portale salernitano.
Assegnerei poi poche probabilità che il nostro Portale possa essere quello di un perduto Convento cercato da decenni dagli studiosi salernitani, quasi come Indiana Jones cercava l’Arca dell’Alleanza, e mi riferisco al francescano Convento di Santo Spirito fondato nel 1235, che ritengo sorgesse invece più ad ovest, su Via Madonna del Monte.
Tuttavìa nella foto del francese non fu il Portale a consentirmi di riconoscere Salerno e l’esatta posizione in cui venne realizzata la ripresa, ma furono i soggetti secondari, in particolare la facciata chiara classicheggiante della Torre dei Ladri (a destra) (Torre edificata a difesa della Porta Nocerina) e il Campanile del Duomo di San Matteo (all’estrema destra).
Pochi giorni dopo la “scoperta” della foto di Le Dien, la mia pubblicazione della stessa foto su Facebook suscitò nel giro di poche ore il forte interesse degli amanti della città e della Storia locale. Datato in genere al 1852-53, si appurò in quella circostanza che lo scatto risale esattamente al 1853.
‘La Spinosa … anche se chiusa a valle dai palazzi di 7-8 piani sulla sottostante via San Francesco di Paola … la percorrevo con la suggestione di percorrere una via antichissima che portava fuori dalla città storica. Ci trovavo ancora il Portale seicentesco … e, sotto gli ulivi, una scarpata fiorita in primavera con degli Acanti sontuosi.
Ci manco da un bel pò, certamente da quando hanno ristrutturato Casa Giordano, così mi pare si chiami il fabbricato del Portale’, queste furono le parole scritte sul Social Network da un amico a commento dell’immagine.
L’Acanto, codesto tipo di pianta, in particolare l’Acanthus Spinosus, da tale momento divenne per me una delle possibili spiegazioni sul significato dell’antico topònimo Spinosa che oggi indica l’area del Centro Storico all’uscita dalla Porta Nocerina e a cavallo del Vallone del Fusàndola, anche se un tempo sembra che indicasse solo l’area a ovest del Vallone come induce a pensare il posizionamento della scritta Spinosa nella Veduta Galiano che ritrae Salerno nel 1648; altra pianta dotata di spine, indiziata secondo me d’aver dato origine al nome del luogo, è l’Agave Americana, che nella foto in questione di Le Dien si aggrappa con vari esemplari alla parete rocciosa sulla destra e che nelle immagini ottocentesche la vediamo presente pure su Via Madonna del Monte; l‘amico architetto paesaggista Enrico Auletta, da me interpellato su che interpretazione dare al nostro termine toponìmico Spinosa, punterebbe però più sul Rovo, che è appunto una pianta spinosa, oppure sul Prunus Spinosa.
Nei giorni scorsi ho “scoperto” un’altra raffigurazione d’epoca col nostro Portale, che è un’inusuale vista di Salerno da ovest nel 1842 opera di Achille Gigante (pic5 fonteMariaLuongo); in essa a destra in basso (ho ritoccato l’immagine per evidenziarle) si possono scorgere eccezionalmente la Lanterna e la sottostante Cupola (in parte nascosta dietro un tetto) della Chiesa del Convento di San Francesco di Paola; eccezionalmente in quanto è rarissimo vedere tali elementi nelle immagini antiche di Salerno, senza contare che oggi chi va su Via Fusàndola assiste alla triste visione della Cupola scomparsa, e di conseguenza della Lanterna scomparsa; sopravvive infatti solo il Tamburo circolare su cui la stessa Cupola poggiava.
Dato l’attuale aspetto del Portale di Via Spinosa, al quale si è giunti per sottrazione dall’aspetto originario, si chiede alla Soprintendenza, al Comune e ai proprietari di intervenire per un suo recupero che preveda una ricostruzione alla sommità delle volute barocche, eleganti come quelle di una cartagloria, eppure purtroppo oggi scomparse; consiglierei di rivolgersi a un artigiano esperto nella lavorazione della pietra il quale, avvalendosi della foto del 1853, riporti filologicamente il Portale all’originaria forma; a tale scopo ricordo la grande tradizione di scalpellini ancora oggi viva nel Cilento.
A Salerno molte cose belle e antiche, che sono andate in parte o del tutto distrutte, andrebbero ricostruite, si pensi ad esempio: alle già citate Cupola e Lanterna della Chiesa di San Francesco di Paola; alla Lanterna della Cupola della Chiesa di Sant’Anna al Porto, Chiesa facente parte del Convento di Santa Teresa; a quell’unicum a livello mondiale che sono gli Archi intrecciati e arabeggianti nel Chiostro Maggiore del Convento di San Domenico annesso alla Chiesa omonima; al Campanile e al Quadriportico della Chiesa di San Benedetto annessa all’omonima Abbazìa che ospitò Papa Gregorio VII nel suo esilio salernitano; alla Porta Catena che con le sue 5 Statue era la Porta ùrbica probabilmente più bella di Salerno e sicuramente tra le più belle al mondo; alla Statua della Vittoria Alata di Piazza Vittorio Veneto; al Castello Vernieri o di Giovanni da Procida a Fuorni; alla cistercense Abbazìa di San Leonardo di Noblac sulla caratteristica cima rocciosa del Monte Liciniano vicino all’Ospedale a San Leonardo.
In altre località, italiane e non, le ricostruzioni vengono fatte, bisognerebbe dunque farle pure a Salerno! Ancora oggi a Varsavia, capitale della Polonia, si lavora alla ricostruzione del Centro Storico pesantemente danneggiato nel corso della Seconda Guerra Mondiale, ricostruzione fatta avvalendosi anche delle antiche rappresentazioni della città presenti in dipinti, disegni e foto; e nonostante i tantissimi edifici ricostruiti, e quindi non originali, il Centro Storico di Varsavia già nel 1980 fu inserito dall’UNESCO nella Lista del Patrimonio dell’Umanità.
A Londra la ricostruzione del Globe Theatre, il celebre teatro di William Shakespeare demolito nel 1644, è stata inaugurata dalla regina Elisabetta II nel 1997. La Cattedrale di Mosca rasa al suolo dai comunisti nel 1931 è stata ricostruita tale e quale a partire dagli scorsi anni ‘90 e riconsacrata nel 2000.
C’è poi l’eccezionale ricostruzione del dipinto del Caravaggio per l’Oratorio di San Lorenzo a Palermo, all’inaugurazione della quale nel 2015 presenziò il Presidente della Repubblica; il quadro originale fu trafugato dalla Mafia nel 1969 e mai più ritrovato.
E come non ricordare pure che ad Atene si sta ricostruendo il Partenone, uno dei monumenti più importanti della civiltà umana. Insomma gli esempi di ricostruzioni sono innumerevoli … e portano turisti, quindi ricchezza! Cordiali saluti.
Massimo La Rocca