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Samara: il fenomeno della paura nel salernitano. Parla lo psichiatra

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«Giochi pericolosi che dimostrano tutta l’insoddisfazione dei giovani d’oggi». Parla così il dottor Guido Milanese, noto psichiatra salernitano, analizzando l’ennesimo fenomeno che sta prendendo piede in tutta la provincia di Salerno, il “Samara challenge” uno scherzo di pessimo gusto che consiste nel girare per le vie della città, di notte, travestiti da “Samara”, la protagonista del film horror “The Ring”.

Dopo le apparizioni di Pagani e – stando a quanto riferiscono alcuni cittadini – anche nella città capoluogo, a Salerno è di nuovo psicosi.

Dottore, anche in provincia di Salerno è scattato il “Samara challenge”. Secondo lei cosa scatta nella mente delle persone che provano anche gusto ad incutere timore?

«Il discorso è che anche questa fenomenologia attuale è sostanzialmente legata alla grande insoddisfazione dei giovani di oggi che vivono una vita non più finalizzata come un tempo, ma finalizzata al momento. La finalizzazione non è più a grandi progetti per il futuro ma al quotidiano, al momento.

Per questo, l’impressionabilità legata, molto spesso, all’imitazione che accade attraverso i social o i video fa sì che l’individuo – che non ha grandi strutture portanti dal punto di vista emozionale e della sua crescita personale – si identifica, molto spesso, con i personaggi dei social o dei video e utilizzando metodologie fantastiche, scenografiche, di poter, in qualche modo, creare una vita virtuale più che reale. L’individuo quando nella vita reale non riesce ad avere cose concrete che creino soddisfazione, venga sostituto il reale con il virtuale.

E’ un processo estremamente pericoloso che sta accadendo sempre più spesso nella nostra società perché i nostri giovani, e qui si rende necessario un confronto con i giovani degli anni ’80 che pur non avendo grandi risorse dal punto di vista personale ma avevano grandi progetti, tutto questo non lo sentono più: c’era la rivoluzione sociale, l’impegno politico e sociale, la crescita personale con l’università finalizzata ad un lavoro, il progetto famiglia e mentre la loro vita era piena di progetti oggi sono tutti naufragati, dal matrimonio alla politica. Questo per colpa della società e degli anziani che hanno destrutturato i baluardi fondamentali che all’epoca erano i progetti reali della vita di un giovane».

Quanto possono essere pericolosi i social, in questo senso, e quanto influiscono negativamente sulle scelte dei giovani d’oggi?

«Assolutamente pericolosissimi perché il gioco e lo scherzo, che non è programmato né condiviso, diventa non facilmente interpretabile dall’altro e come tale si potrà trasformare da scherzo in tragedia. Voglio ricordare un episodio emblematico che può dare luce a questa fenomenologia: l’episodio di un grande calciatore, Re Cecconi, di serie A, promessa calcistica che decise di fare uno scherzo ad un amico, fingendo una rapina ad un amico gioielliere.

Il suo amico che non sapeva nulla dello scherzo, estrae la pistola e lo spara. Questo ragazzo muore per uno scherzo. Anche gli ultimi episodi accorsi nel napoletano dimostrano la pericolosità di questi giochi perché questa ragazzina, travestita da indemoniata, è stata aggredita. Oggi, la sostituzione del reale con il virtuale, rischia di creare una società fatta di giovani senza progetti, senza ideali, non più con i piedi per terra ma basata solo sul virtuale e molto meno sul reale».

Lei ha appena lanciato un allarme serio. Verso quale direzione stanno andando i giovani di oggi?

«Bisogna legarsi alle cose semplici della vita perché essa, come diceva un grande uomo di scienza, parte dalle cose semplici e noi dobbiamo recuperare il piacere delle cose semplici e non delle cose complesse. L’individuo deve godere anche di un bel tramonto e non immaginare che per poter star bene deve per forza fare qualcosa di esagerato. La bellezza è nelle piccole cose e saper godere del poco perché se si corre troppo in alto si corre il rischio di cadere e questo determina una condizione di grave difficoltà».

Giochi, questi, che possono avere effetti negativi soprattutto sulle vittime.

«Assolutamente. Hanno una doppia reazione: di violenza, molto spesso non voluta, da parte di chi subisce questo scherzo, e una violenza di ritorno, come accaduto proprio con l’aggressione di questa ragazzina nel napoletano».

Fonte Le Cronache

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