L’agosto 2019 è stato ricco, di questo i media sono grati all’iniziativa della Lega di staccare la spina al Governo di cui essa stessa era magna pars esprimendo il Vice Presidente e leader di fatto, almeno nella rappresentazione di comodo.
La danza in spiaggia sulle note dell’Inno di Mameli, al fianco di una intrattenitrice professionale, la sola persona calata nella parte, ha rappresentato lo spettacolo della stagione: insieme l’apogeo e l’ipogeo della sua orbita attorno al pianeta politico. Come i satelliti che si avvicinano alla terra e se ne allontanano lungo traiettorie ellittiche.
Stava per afferrare il tutto, rischia di trattenere il poco. Il gioco delle poltrone è implacabile, appena ti alzi dalla tua, un altro di soppiatto la occupa. Come il gioco dei quattro cantoni: i ragazzi lo praticavano in cortile quando il telefono non permetteva di chattare, era quello fisso, con l’amichetta dovevi parlare in codice per non farti capire dai genitori.
Nel piccolo mondo italiano aduso a guardare i fatti domestici invece di levare lo sguardo verso il grande mondo, è stato proprio questo a mettere in discussione il disegno dei pieni poteri. Troppa foga autoritaria in un quadro di relazioni globali, che richiedono il bilanciamento e non la concentrazione dei poteri.
“A casa mia faccio quello che mi pare”: ecco il motto dei sovranisti per intendere come casa il condominio, la strada, la città, il paese. Il motto rispecchia il nostro atteggiamento civico, altrimenti non avremmo una Capitale con i rifiuti abbandonati fuori dai cassonetti, con le auto parcheggiate in doppia fila e alle fermate dei bus. Che non è proprio una mancanza di galateo, i bus non passano mai, corse soppresse o deviate verso destinazioni ignote.
Il grande mondo ci mette in riga, il che suona da beffardo paradosso per chi fa del sovranismo la bandiera da issare sul pennone al posto di quella a dodici stelle gialle su fondo azzurro.
Il sovranismo casereccio non funziona nel sistema integrato in cui l’Italia è inserita. Basti pensare che adottiamo una valuta comune alla zona euro per comprendere, senza essere andati alla London School of Economics, che gli altri membri del club non hanno alcuna voglia di vedere i loro conti a rischio per la nostra spensieratezza contabile.
Lo spread, l’impronunciabile parola dei sovranisti, registra al pari di un termometro lo stato febbrile della nostra stabilità. Sale se noi scendiamo, scende se noi saliamo. E’ inversamente proporzionale alla nostra capacità di fare ordine.
Si dirà che l’euro e il mercato sono dominati dal complotto plutocratico – giudaico – massonico, dando per scontato che tutti gli ebrei siano pure ricchi e associati. Solo che intervengono certi leader esteri verosimilmente non affiliati alla cricca. I due a noi più cari, il Presidente americano e il Capo della Santa Sede, manifestano benevolenza verso un approdo politico lontano rispettivamente dalle sirene russe e dal sovranismo autoritario. Come dire che il diavolo e l’acqua santa per una volta si trovano d’accordo nel raccomandarci di fare presto e bene.
Il nodo del governo non sta tanto nella distribuzione degli incarichi quanto nella collocazione internazionale che intende dare al paese: se restiamo dove siamo sempre stati, nel quadro euro – atlantico, oppure cerchiamo sponde diverse a Oriente sulle vie del gas e della seta. Che poi nel quadro euro-atlantico vogliamo portare la nostra carica riformatrice, è lecito e opportuno. Dall’interno però, dall’esterno conteremmo ben poco.
di Cosimo Risi
“A casa mia faccio quello che mi pare”
ormai sei organico alla disinformazione eurista.